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Stabat Mater 18-19-20 marzo 1842

Lo Stabat Mater di Rossini all’Archiginnasio
copertina di Stabat Mater 18-19-20 marzo 1842

Nell’archivio di Marco Minghetti, conservato fra i fondi speciali dell’Archiginnasio, è presente un fascicolo di documenti riferiti ai lavori della commissione incaricata di soprintendere all’esecuzione, commissione della quale Minghetti stesso era fra i membri più autorevoli.

“Nell’anno 1842 si eseguì nell’Archiginnasio di Bologna lo Stabat Mater di G. Rossini, e fu la prima volta che si udì in Italia. Rossini stesso, che viveva a Bologna, l’aveva desiderato, a fine di beneficenza, cioè per cominciare un fondo di sussidii agli artisti di musica bolognesi che si trovassero in miseria. A sua preghiera venne a dirigerlo Donizetti, e la cosa riuscì benissimo. Rossini volle che io insieme al Marchese Bevilacqua e a parecchi altri ce ne occupassimo.”

Così scrisse Marco Minghetti nei suoi Ricordi (Marco Minghetti, Miei ricordi, vol. 1 Dalla puerizia alle prime prove nella vita pubblica (Anni 1818-1848), quarta ed., Torino, L. Roux, 1889, p. 81) a proposito della straordinaria esecuzione che si tenne la sera del 18 marzo 1842 sotto la direzione di Gaetano Donizetti, con repliche nelle due serate successive, nell’aula magna dell’Archiginnasio oggi denominata Sala dello Stabat Mater in memoria dell’evento.

L'orchestra

L’organico,  composto da professionisti, da studenti e docenti del Liceo Musicale e da dilettanti di alto livello, era numeroso: 63 musicisti, 87 elementi del coro e quattro solisti, il tenore Nicola Ivanoff, la soprano Clara Novello, la contralto Clementina degli Antoni, la nobildonna animatrice di salotti che ospitava Rossini e il basso Pompeo Belgiosioso. Un cast di grande rilievo che, al pari di Rossini, avrebbe prestato gratuitamente la propria opera.
Per ospitare il grande evento si scelse l’Aula dei Legisti del Palazzo dell’Archiginnasio, che proprio in quel periodo era interessato dai lavori di ristrutturazione per trasformarlo nella sede della Biblioteca civica.
La sala era capiente, prestigiosa e situata in posizione centrale, tutte caratteristiche necessarie ad ospitare un’iniziativa così importante e di grande richiamo. Fu costruito un palco in legno a ferro di cavallo in vari ordini per gli artisti, sotto al dipinto della Madonna sul lato ovest della sala e, sul lato opposto, un piccolo palco in legno delimitato da una griglia per le autorità.

I cantanti

Le prove

Donizetti giunse a Bologna il 12 marzo e poterono iniziare le prove dalle quali, per volere di Rossini, fu tassativamente escluso il pubblico. Interdetto che fu rispettato anche a costo di creare un piccolo incidente diplomatico con la moglie di un componente del coro che, con un'altra signora si era intrufolata per assistere. Solo per l'ultima prova, il giorno 16, Rossini si lasciò convincere ad aprire le porte ai famigliari degli artisti.
Tutto questo riserbo non fece che aumentare l'aspettativa già elevatissima in città e i biglietti, dal costo non indifferente di uno scudo, andarono a ruba. Per questo motivo alle due rappresentazioni previste inizialmente per il 18 e il 19 se ne aggiunse una terza.
Nonostante questo durante le esecuzioni le strade intorno al Palazzo, dalle quali era stato deviato il traffico per non disturbare, erano gremite di gente che voleva ascoltare le musiche che si diffondevano dalla sala.
Ci fu anche chi pensò di trarne profitto affittando sedie sotto al portico del pavaglione, ma l'affare fu stroncato. Ad ogni modo le misure di sicurezza adottate furono eccezionali.

La sera della prima

Il pubblico della prima serata fu di circa 650 persone.
Non si trattò comunque di un evento tipicamente mondano: lo Stabat Mater è una composizione di musica sacra e, per questo motivo, ne era stata permessa l'esecuzione in tempo di Quaresima. Le signore presenti quindi dovettero adeguarsi e, pur sfoggiando abiti eleganti, dovettero vestire in nero.

La sera della prima, l'Archiginnasio era addobbato a festa: ingresso, scaloni, loggiati e sala erano illuminati da candelabri e lampadari, e tutto era pronto per ospitare il grande evento. In sala erano presenti le personalità di maggiore spicco compresi il cardinal legato Spinola e l'Arcivescovo di Bologna cardinale Opizzoni che sedevano nel palco in fondo alla sala. 
Le grandi aspettative del pubblico non andarono deluse e l'esecuzione, così come le due repliche, raccolsero un grande successo ed entusiastici commenti sui giornali.
La sera del 18 Rossini, il cui stato emotivo lo portava ad evitare le occasioni di tensione, introdusse il maestro Donizetti ma poi si allontanò dalla sala e non presenziò neppure alla replica del 19. Solo alla terza sera, rassicurato dal grande successo ottenuto, assistette alla rappresentazione. Al termine gli furono tributati grandi onori e la folla lo seguì nel palazzo dove festeggiava e lo costrinse ad affacciarsi al balcone.

 

Un grande successo

Il grande successo bolognese, ripreso dalla stampa nazionale e internazionale, fece sì che da tutta Europa si chiedesse di rappresentare lo Stabat Mater. Nella stessa Bologna, nel corso del 1842, lo si eseguì in formazione ridotta per altre due volte: una a Palazzo Hercolani per solo pianoforte e una, per l'onomastico di Rossini, con un organico ridotto per strumenti a fiato.
Per celebrare il successo vennero pubblicati componimenti celebrativi e fu coniata una medaglia.

Le cronache sui giornali

L'apposizione dell'epigrafe

L'evento era destinato a segnare stabilmente la memoria della città e l'11 febbraio 1869, dopo la morte di Rossini, su proposta di Quirico Filopanti, il Consiglio Comunale deliberò l'apposizione, sulle pareti della grande aula, di una lapide per ricordare l'evento dell'esecuzione dello Stabat Mater. L'epigrafe, che ancora oggi può essere letta dai visitatori, fu collocata il 13 novembre 1869.

Componimenti celebrativi e altri documenti

Stabat Mater - Gioachino Rossini

Gioachino Rossini Stabat Mater. Trasmissione in diretta streaming al Teatro Comunale di Bologna trasmessa il 22 marzo 2020 dalla Biblioteca dell’Archiginnasio Bologna in occasione del 150° anniversario dalla morte del Compositore.

L’opera venne composta tra gli anni ’30 e ’40 dell’Ottocento, commissionata a Rossini dal prelato spagnolo Manuel Fernández Varela. Le dieci sezioni di cui è costituito il pezzo, su testo duecentesco di Jacopone da Todi, sono trattate quasi drammaticamente da Rossini: così, in modo teatrale, prendono vita i sentimenti dolorosi della Vergine, di fronte alla morte del Figlio.