Album "Noi che gridammo al vento": immagini e documenti
La quarta gallery del progetto Ombre sotto i portici è dedicata a Noi che gridammo al vento, pubblicato nel 2016 dall’editore Einaudi.
L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce a questa edizione, al momento l’unica uscita nelle librerie (in formato cartaceo).
Il romanzo non fa parte della serie dedicata a Sarti Antonio, può piuttosto essere ascritto a quel filone di testi della produzione macchiavelliana che, pur mantenendo lo statuto di fiction, raccontano e indagano eventi cardine della storia italiana, in particolare episodi di criminalità pubblica strettamente correlati alle trame politiche e sociali del nostro paese. Romanzi come Funerale dopo Ustica, la cui lettura chiuderà questo ciclo di incontri, e Strage, al contrario primo testo affrontato dal Gruppo di Lettura e su cui si può consultare una gallery di documenti analoga a questa. Noi che gridammo al vento anzi non solo ripropone alcuni personaggi già visti in Strage, ma si salda strettamente a esso dal momento che le ultime pagine sono ambientate a Bologna il 2 agosto 1980.
I documenti presentati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Come sempre ricordiamo che per rimanere aggiornati sull’attività di Macchiavelli e ricostruire la sua lunga carriera di romanziere si può consultare il sito a lui dedicato.
Nicola Barbato (Kola Birbati)
Uno dei fondatori e dirigenti dei Fasci siciliani fu Nicola Barbato, nato a Piana nel 1856 e il cui nome in albanese era Kola Birbati. In Noi che gridammo al vento viene citato spesso il “sasso di Barbato”, cioè la pietra che Barbato usava come podio per tenere i propri comizi a Portella della Ginestra in occasione della Festa del Lavoro. Fu proprio lui a inaugurare la tradizione di riunire a Portella il 1° maggio i cittadini dei paesi circostanti.
In questa immagine (qui visibile a una migliore risoluzione) Barbato è il secondo da sinistra, all’interno della gabbia in cui erano chiusi i dirigenti dei Fasci siciliani durante il processo di Palermo in cui vennero condannati. Barbato ricevette una pena di 12 anni di carcere, ma come gli altri imputati beneficiò di un’amnistia nel 1896.
Salvatore Francesco Romano, Storia dei Fasci siciliani, Bari, Laterza, 1959.