Album "Noi che gridammo al vento": immagini e documenti
La quarta gallery del progetto Ombre sotto i portici è dedicata a Noi che gridammo al vento, pubblicato nel 2016 dall’editore Einaudi.
L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce a questa edizione, al momento l’unica uscita nelle librerie (in formato cartaceo).
Il romanzo non fa parte della serie dedicata a Sarti Antonio, può piuttosto essere ascritto a quel filone di testi della produzione macchiavelliana che, pur mantenendo lo statuto di fiction, raccontano e indagano eventi cardine della storia italiana, in particolare episodi di criminalità pubblica strettamente correlati alle trame politiche e sociali del nostro paese. Romanzi come Funerale dopo Ustica, la cui lettura chiuderà questo ciclo di incontri, e Strage, al contrario primo testo affrontato dal Gruppo di Lettura e su cui si può consultare una gallery di documenti analoga a questa. Noi che gridammo al vento anzi non solo ripropone alcuni personaggi già visti in Strage, ma si salda strettamente a esso dal momento che le ultime pagine sono ambientate a Bologna il 2 agosto 1980.
I documenti presentati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Come sempre ricordiamo che per rimanere aggiornati sull’attività di Macchiavelli e ricostruire la sua lunga carriera di romanziere si può consultare il sito a lui dedicato.
Leonardo Cuidera, Vivai criminali in Sicilia (1903)
In più punti del testo Macchiavelli sostiene la necessità di indagare e conoscere le origini dei fenomeni criminali, in particolare di mafia e banditismo in quanto strettamente legati al territorio di cui sta raccontando e all’evento su cui si impernia tutto il racconto, l’eccidio di Portella della Ginestra.
Già nel 1903 Leonardo Cuidera si prefiggeva uguale scopo in questo libro che elegge Castellamare del Golfo a caso di studio di come la delinquenza possa nascere e attecchire in uno specifico territorio. Si leggano indice e prefazione per cogliere lo spirito del discorso, che arriva ad additare come male endemico - in quanto derivante dalla struttura sociale - e nutrimento primario per la crescita della pianta criminale «la vita parassita e da trivio della nobiltà decaduta, [...] l’educazione gesuita della famiglia ricca, [...] la corruzione politica».
Leonardo Cuidera, Vivai criminali in Sicilia. Vol. 1: Castellamare del golfo, Palermo, Giornale di Sicilia, 1903.