Album "Noi che gridammo al vento": immagini e documenti
La quarta gallery del progetto Ombre sotto i portici è dedicata a Noi che gridammo al vento, pubblicato nel 2016 dall’editore Einaudi.
L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce a questa edizione, al momento l’unica uscita nelle librerie (in formato cartaceo).
Il romanzo non fa parte della serie dedicata a Sarti Antonio, può piuttosto essere ascritto a quel filone di testi della produzione macchiavelliana che, pur mantenendo lo statuto di fiction, raccontano e indagano eventi cardine della storia italiana, in particolare episodi di criminalità pubblica strettamente correlati alle trame politiche e sociali del nostro paese. Romanzi come Funerale dopo Ustica, la cui lettura chiuderà questo ciclo di incontri, e Strage, al contrario primo testo affrontato dal Gruppo di Lettura e su cui si può consultare una gallery di documenti analoga a questa. Noi che gridammo al vento anzi non solo ripropone alcuni personaggi già visti in Strage, ma si salda strettamente a esso dal momento che le ultime pagine sono ambientate a Bologna il 2 agosto 1980.
I documenti presentati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Come sempre ricordiamo che per rimanere aggiornati sull’attività di Macchiavelli e ricostruire la sua lunga carriera di romanziere si può consultare il sito a lui dedicato.
«l'Unità», 3 maggio 1947
Il tono di festa e di scherzosa rivalsa contro la repressione della libertà di stampa imposta dal fascismo è completamente dimenticato nel primo numero de «l'Unità» uscito dopo la strage di Portella, che è naturalmente la notizia principale della prima pagina del 3 maggio 1947.
Il titolo dell’articolo di fondo, Imboscata fascista, dichiara senza mezzi termini la matrice dell’attentato. Il fatto che le indagini identificheranno poi nella banda di Salvatore Giuliano gli esecutori materiali della strage non inficia l’ipotesi proposta nell’articolo. Noi che gridammo al vento, in particolare nel capitolo Primo intermezzo che riserva sorprese al lettore. Forse amare, sostiene apertamente il coinvolgimento delle organizzazioni della destra sopravvissute alla fine del regime mussoliniano. Macchiavelli ipotizza non solo la matrice politica dell’attentato - che Giuliano e i suoi uomini abbiano agito su richiesta di uomini politici è fortemente probabile anche se non dimostrato in sede giuridica - ma che parte di coloro che spararono sulla folla a Portella fossero esponenti della destra fascista. Il bandito sarebbe stato quindi, secondo questa versione che nel romanzo viene sostenuta da Omero, il perfetto capro espiatorio - naturalmente non innocente - a cui addossare completamente la colpa in sede penale:
«Infine chi avrebbe sparato Omero?
I fascisti della Decima Mas, Professore. Quelli che, guidati da Junio Valerio Scipione Ghezzo Marcantonio Maria dei principi Borghese, ventitre anni dopo Portella, avrebbero tentato un colpo di Stato» (p. 159).
La prima pagina del quotidiano cita anche il drammatico intervento all’Assemblea Costituente del deputato Girolamo Li Causi (che de «l'Unità» era stato anche direttore), l’uomo politico più impegnato nella ricerca della verità sulla strage di Portella.
«l’Unità», 3 maggio 1947.