Album "Noi che gridammo al vento": immagini e documenti
La quarta gallery del progetto Ombre sotto i portici è dedicata a Noi che gridammo al vento, pubblicato nel 2016 dall’editore Einaudi.
L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce a questa edizione, al momento l’unica uscita nelle librerie (in formato cartaceo).
Il romanzo non fa parte della serie dedicata a Sarti Antonio, può piuttosto essere ascritto a quel filone di testi della produzione macchiavelliana che, pur mantenendo lo statuto di fiction, raccontano e indagano eventi cardine della storia italiana, in particolare episodi di criminalità pubblica strettamente correlati alle trame politiche e sociali del nostro paese. Romanzi come Funerale dopo Ustica, la cui lettura chiuderà questo ciclo di incontri, e Strage, al contrario primo testo affrontato dal Gruppo di Lettura e su cui si può consultare una gallery di documenti analoga a questa. Noi che gridammo al vento anzi non solo ripropone alcuni personaggi già visti in Strage, ma si salda strettamente a esso dal momento che le ultime pagine sono ambientate a Bologna il 2 agosto 1980.
I documenti presentati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Come sempre ricordiamo che per rimanere aggiornati sull’attività di Macchiavelli e ricostruire la sua lunga carriera di romanziere si può consultare il sito a lui dedicato.
I Capitoli delle colonie greco albanesi di Sicilia dei secoli XV e XVI
L’ambientazione principale del romanzo è Piana degli Albanesi, paese d’origine di Stella, che vi torna nel 1980, quando ha 39 anni, inviatavi dal colonnello Dalla Vita, suo responsabile nella struttura gerarchica dei Servizi segreti a cui appartiene. Stella, che da piccola veniva affettuosamente chiamata Nina, è stata portata via da Piana all’età di sei anni, in seguito alla morte dei genitori nell’eccidio di Portella della Ginestra. Non ricorda niente dei suoi primi anni di vita, ma il contatto con il paese e con alcuni dei suoi abitanti che l’hanno conosciuta bambina le permette un po’ alla volta di recuperare la memoria della propria infanzia. Con i ricordi di vita torna anche la memoria culturale legata ai luoghi, esemplificata lungo il romanzo dalla riacquisizione da parte di Stella-Nina della lingua arbëreshe, cioè la lingua parlata dagli “albanesi d’Italia”.
Piana infatti - che fino al 1941 si chiamava Piana dei Greci - è uno dei paesi fondati nella seconda metà del XV secolo dai profughi albanesi che sbarcarono sulle coste dell’Italia meridionale, fuggiti dalle loro terre d’origine a causa dell’invasione ottomana della penisola balcanica. Per una prima informazione sulla nascita del paese si può leggere l’articolo Piana degli Albanesi: la fondazione di Matteo Mandalà, in cui viene presentata anche la fotografia dei Capitoli che regolarono la fondazione della colonia e i suoi rapporti con le istituzioni siciliane.
Questi Capitoli, insieme a quelli di altri insediamenti arbëreshë in Sicilia, sono stati raccolti da Giuseppe La Mantia nel volume che vediamo in questa immagine. Potete leggere online i Capitoli di Piana, stipulati una prima volta il 30 agosto 1488 e più volte confermati nel corso dei secoli.
I Capitoli delle colonie greco-albanesi di Sicilia dei secoli XV e XVI, raccolti e pubblicati da Giuseppe La Mantia, Palermo, A. Giannitrapani, 1904.