Uccellacci e uccellini
5 agosto 2022, 21:30 @ Sotto le stelle del cinemaPiazza Maggiore - Bologna
(Italia/1966) di Pier Paolo Pasolini (86')
SOTTO LE STELLE DEL CINEMA - PASOLINI 100
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ll viaggio picaresco di un padre e un figlio (la splendida, inattesa coppia Totò-Ninetto Davoli), accompagnati da un corvo parlante, lungo le strade dell’Italia del boom economico e della Nuova Preistoria. Incontrano artisti girovaghi bidonisti, ingegneri padronali, miseri contadini, fiorenti prostitute e dantisti dentisti. Pasolini concepisce il film come una favola sulla crisi dell’ideologia, in cui all’interno di un racconto ambientato nel cuore degli anni Sessanta se ne incastona un altro, sulla predicazione francescana ai falchi e ai passerotti, che si svolge nel Medioevo. Dopo Mamma Roma, Uccellacci e uccellini conferma la trasformazione del sottoproletariato romano che si sta avviando a diventare piccolo-borghese (Totò Innocenti, il padre protagonista, ha una piccola proprietà e infierisce contro una famiglia di contadini suoi debitori). Di questo processo, che ormai sta diventando inarrestabile, fa le spese un intellettuale, che, come nelle favole, ha sembianze di corvo e finisce per essere mangiato dai due sottoproletari suoi compagni di viaggio. A parte alcune sequenze di La ricotta, è la prima volta che Pasolini affronta il registro di un umorismo lunare: sceglie quindi come protagonista un grande attore napoletano, Totò, che forma una coppia felicemente inattesa con Ninetto Davoli, al suo esordio e destinato a diventare l’emblema stesso della vitalità giovanile e popolare nel cinema del poeta-regista.
Roberto Chiesi
Non ho mai dato un congedo a un film, così indifeso, così delicato, così riservato come Uccellacci e uccellini. Non solo non assomiglia ai miei film precedenti, ma non assomiglia a nessun altro film. Non parlo della sua originalità, sarebbe stupidamente presuntuoso, ma della sua formula, che è quella della favola col suo significato riposto. Una favola che, come tutte, consiste in una serie di prove attraverso cui gli eroi devono passare. I miei eroi, nella fattispecie, dopo simili prove, non sembrano però ottenere nessun privilegio: né regni né principesse. Non resta loro, dopo quelle prove, che affrontare altre prove. Nessuna vera e propria favola era mai finita così! [...] In mezzo a tanta difficoltà, ho avuto in compenso la gioia di dirigere Totò e Ninetto, uno stradivario e uno zufoletto: ma che bel concertino! Pertanto, anche se non posso imprudentemente schierarmi con quei critici e quegli amici che considerano questo il mio film migliore - credo, ancora con maggior orgoglio, di poter dire che è il mio film più puro.
Pier Paolo Pasolini