Pitture scolture ed architetture delle chiese luoghi pubblici, palazzi, e case della città di Bologna, e suoi sobborghi. Con un copioso indice degli autori delle medesime corredato di una compendiosa serie di notizie storiche di ciascheduno
Guido Zucchini, Catalogo critico delle Guide di Bologna, «L’Archiginnasio», XLVI-XLVII (1951-52), p. 135-168:
“Nell'Avviso al lettore è detto che, pur cambiando titolo, il libro non è che la sesta edizione delle Pitture del Malvasia, del quale non venne però ristampata la dissertazione pittorica. Vi accudirono il Bianconi, Marcello Oretti (1714-1787) noto raccoglitore di memorie artistiche bolognesi, autore di numerosi mss. (già Hercolani ed ora della Biblioteca dell'Archiginnasio) assai importanti per la storia della pittura bolognese e il canonico Francesco Maria Longhi della famiglia dello stampatore (Fantuzzi, Scritt. bolognesi, vol. V. pag. 83. 1727-1784). La scoperta del ms. del Lamo, di cui si è già parlato, portò nuove notizie: fu tenuto conto delle critiche fatte dal Crespi alla precedente edizione, per quanto l'editore tenesse a dichiarare che i difetti riscontrati riguardavano opere di poca importanza. Non fu cambiata invece l'attribuzione di un S. Giuseppe in S. Bartolomeo dipinto da Giuseppe Maria Crespi, ma ridipinto interamente dal Bigari e perciò a lui dato. Dalla miniera di notizie raccolte dall'Oretti scaturì un nuovo Indice de' professori di Pittura, Scoltura, ed Architettura, le opere de' quali sono notate nel presente libro, con alcune brevi notizie Istoriche di loro, estratto da' libri stampati, e da' Manuscritti, che parlano de' medesimi, che forma la parte più notevole della guida. Numerose le Giunte e correzioni di cui alcune importanti. Questa edizione fece nascere, come racconta il Bianconi, un putiferio polemico, che durò due anni. L'architetto Gian Giacomo Dotti, adontatosi perché il Bianconi non aveva fatto menzione di alcune fabbriche del padre e sue, ebbe parole di fiera critica. (Squarci d'annotazioni ecc., Faenza, 1777). L'architetto Raimondi Compagnini punto sul vivo dall'opuscolo del Dotti, che, secondo lui, gli aveva usurpato il merito di alcune costruzioni, insultò il suo collega con alte grida di protesta (Verità di fatto ecc. Bologna, 1777). Rispose il Dotti (Sentimenti di pochi principianti ecc., Bologna, 1777), dando occasione al Compagnini di controbattere (Dilucidazioni di fatto ecc., Bologna. 1778). Con la risposta del Dotti (I soliti principianti d'architettura ecc., Bologna, 1778), si chiuse la polemica che aveva disgustato il pubblico «pei modi vili, e le animosità personali da loro usate» e per «i sarcasmi incivili diretti all'avversario, e le lodi, che ognuno a se stesso profonde». (Guida del forestiere, 1835, pag. XIV)”.