Algoritmo. Oggi, questa, è la parola chiave per porre fine ad ogni discussione, lamentela o domanda. La frase da pronunciare esatta è: “Lo ha deciso l’algoritmo!”. Accompagnandola con una espressione di rassegnazione e alzando possibilmente le spalle. Come dire: “Io vorrei, ma non posso perché lo ha deciso l’algoritmo”. E visto che l’“algoritmo” ormai sovrintende, sempre più, le dinamiche di gran parte della società, sempre più saremo costretti a fare le cose più insensate e illogiche, cambiando magari usanze e tradizioni, fino a vivere una vita che non ci appartiene. E non sapremo mai il perché, visto che è difficile trovare qualcuno capace di spiegarci come funziona esattamente un algoritmo. Quando poi l’algoritmo si incomincia a utilizzare anche nel mondo del lavoro, quindi dei diritti, e non solo per la prenotazione del biglietto del cinema, allora la cosa diventa maledettamente seria.
Pif
Dopo il riuscito esordio di La mafia uccide solo d’estate e il deludente In guerra per amore, Pierfrancesco Dilibero (Pif) con E noi come stronzi rimanemmo a guardare, liberamente ispirato al concept Candido e la tecnologia del collettivo I Diavoli, tenta la strada della comedy fantasy, astratta e stralunata. Lo fa attraverso un film che guarda alcune deviazioni della commedia all’italiana come La vita agra di Lizzani dove c’erano il disagio e la sofferenza dell’Italia post-miracolo economico. Al tempo stesso elabora una critica semplice ma diretta allo schiavismo della tecnologia. Dietro alle corse di Arturo in bici coi tempi di consegna e le penalità per gli errori, c’è probabilmente il bersaglio di Amazon e le condizioni degli impiegati. Diliberto però gioca anche su più campi. Mostra il disagio e la paura del futuro, la mania di essere controllati, l’incapacità di muoversi (lo zaino per le consegne di Arturo che si blocca è una metafora fin troppo evidente). Però gira anche un film fatto di sogni. Il personaggio interpretato efficacemente da Fabio De Luigi richiama il viaggio di Ben Stiller nel suo film più bello come regista, I sogni segreti di Walter Mitty. Inoltre trova dei momenti di comicità amara come nella scena in cui cerca lavoro con delle app ma non c’è più nulla per gli over 40 e cita esplicitamente le corse a vuoto di Ratataplan con Nichetti che compare in un cameo. Forse E noi come stronzi rimanemmo a guardare aveva bisogno di una maggiore cattiveria che si manifesta a intermittenza [...]. Però nella visione del male di vivere e delle molte barriere, anche invisibili, della nostra quotidianità, coglie nel segno.
Simone Emiliani