Guida del forestiere per la città di Bologna e suoi sobborghi divisa in due parti con tavole in rame
Guido Zucchini, Catalogo critico delle Guide di Bologna, «L’Archiginnasio», XLVI-XLVII (1951-52), p. 135-168.
“L'autore dedicò il libro al conte Cesare Alessandro Scarselli senatore di Bologna e nella prefazione dichiarò che, essendo l'ultima guida del 1792 esaurita, quella del Gatti (1803) inesatta e negligente, quella del Bassani (1816) imperfetta, si era accinto a descrivere la città molto cambiata da una volta. Tralasciò di notare i nomi dei patroni delle cappelle: inserì alcune incisioni che rappresentano le facciate dell'Università, della chiesa di S. Giacomo, della Zecca, del palazzo del Podestà, del palazzo del Comune, del portico dei Banchi, di S. Petronio, dell’Archiginnasio, della Mercanzia, la fontana del Nettuno, la pianta di S. Petronio come si credeva fosse stata progettata, le Due Torri, la pianta della città, quella del piano di sistemazione della Certosa (1811) e quella dei sobborghi di ponente. L'A. dichiara di non essersi scostato dalle guide dei 1782 e 1792 lodate dal Lanzi e di avere avuto notizie nuove e interessanti da un «ottimo concittadino dotto delle Storie patrie», che per modestia non volle palesare il suo nome. La guida del Bianconi, che ebbe varie edizioni, è tra le migliori e specie nell'edizione del 1845 vi si esprimono giudizi degni di essere riportati. Ecco il periodo relativo al famoso Presepio affrescato da Nicolò dell'Abate nel portico del palazzo del Collegio di Spagna di via Marsala: «Sotto il portico si ammira un presepio, eccellente lavoro di Nicolò dell'Abate, che è stato intagliato da Gaetano Gandolfi e ritoccato nel 1819. Dopo tale restauro pare che vada diminuendo la prima sua bellezza. Impudenza umana!». Che cosa direbbe il Bianconi se potesse sapere, che, dopo altri restauri nocivi condotti su tanti affreschi (vedi lunette del portico del già convento di S. Francesco) il Presepio nel 1935 è stato del tutto demolito? Nel 1840-42 furono restaurate molte delle parti del palazzo del Podestà e il Bianconi notò che «l'architetto restauratore si era arbitrato modificare le cornici de pilastri, e dare maggior piedritto agli archi». Nella chiesa di S. Paolo «alcuni oltramontani hanno creduto ritrovare nello strumento di supplizio con cui il truce manigoldo dà morte al santo (gruppo dell'Algardi) allusione al cognome ed allo stemma della nobile Famiglia Spada, che innalzò con tanta magnificenza la presente tribuna. Ma si piacciono spesso gli oltramontani di trovare allusioni fin nelle cose indispensabili e necessarie talchè noi ne ammireremo lo spirito senza partecipare alle loro opinioni». Nel qual periodo la qualifica di «indispensabile» data alla spada, che dovrà tagliar la testa a S. Paolo, ha sapore di ironia. Il Dotti nella prima metà del secolo XVIII riformò completamente la chiesa antica di S. Domenico rifabbricandola per intero e ingegnosamente «piuttosto dal tetto che dà fondamenti»: osservazione acuta, dato il rispetto che il Dotti ebbe per le antiche cappelle e per tutta la planimetria antica della chiesa. Nel 1837 fu eseguito un restauro alla facciata della Mercanzia e il Bianconi notò che il moderno restauratore aveva preso diversi arbitri quali quello di «aggiungere una seconda porta all'antica» e quello di fare «in tutte due un ornato sino a terra contro l'uso di que' tempi»: appunto non comune in quei momenti di favore per il falso gotico. Il Bianconi criticò anche il fianco della Mercanzia in via Castiglione costruito nel 1840-41 «eseguendovi tre ordini di finestre gotiche, le quali come stiano in accordo colla facciata ognun sel vegga, facendo questa, bella mostra di due grandiosi piani, e quella, di tre meschini ordini di finestre».”