Album “Strage”: immagini e documenti
In questa gallery raccogliamo documenti di varia natura che possono avere fornito una base informativa per la scrittura del romanzo Strage di Loriano Macchiavelli, che ne illustrano la genesi e la successiva vita editoriale o che fanno riferimento agli eventi e ai temi trattati nell’opera.
Dove non diversamente specificato, l’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce all’edizione di Einaudi del 2010.
I documenti citati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Per rimanere aggiornati sull’attività di Macchiavelli e ricostruire la sua lunga carriera di romanziere consultate il sito a lui dedicato. Una bibliografia molto accurata ma che si ferma al 2004 è stata redatta da Roberto Pirani e si trova nel volume Loriano Macchiavelli. Un romanziere una città, firmato da Massimo Carloni e dallo stesso Pirani.
La commemorazione delle vittime in Piazza maggiore del 6 agosto - Le prime pagine dei giornali
La terza parte del romanzo - che si intitola 1980, dopo la strage e ritorna al “presente” dopo il lungo flashback ambientato nella Sicilia del 1970 - si apre (il primo capitolo ha per titolo Un amore di bambina) con una cronologia di due pagine (283-284) dei giorni successivi allo scoppio della bomba. Una modalità di documentazione che, lo vedremo, si trova in più di un documento sulla strage pubblicato nella seconda metà del 1980. Questa breve cronologia si chiude con il 6 agosto, giorno della commemorazione - di duplice natura, prima laica poi religiosa - delle vittime della strage, tenutasi in Piazza Maggiore alla presenza delle più alte autorità cittadine e statali, a partire dal Presidente Pertini che già era accorso a Bologna il giorno stesso della tragedia. In realtà, come testimoniano molti quotidiani il giorno dopo (qui una rassegna delle prime pagine del 7 agosto dei giornali già visti nell’immagine precedente) le bare sono solamente otto. Molte famiglie delle vittime infatti hanno preferito un funerale privato, anche in polemica con le autorità. Claudia Patroni si reca in Piazza Maggiore, proprio per urlare il suo «risentito dissenso»:
«Fu la prima a urlare.
“Pagliacci!”
Le telecamere di Stato seguirono un volo di piccioni e la voce del cronista in diretta coprì gli insulti che il grido di Claudia avevano scatenato. Covavano nell’animo di tutti.
Ma gli uomini politici sanno ingoiare ben altro, e sia quelli presenti, sia quelli assenti per paura, molti, ignorarono l’ira popolare. Così come l’ignorarono i giornali» (p. 284).
In realtà alcuni giornali non tacquero il dissenso, come dimostra proprio la prima pagina del «Resto del Carlino» qui visibile, ma nella gran parte dei casi lo presentarono in maniera negativa, in quanto incrinava quella unità di intenti che si riteneva necessaria in un momento tanto critico. Un meccanismo già visto volto a depotenziare la forza e le istanze di chi, come Claudia, quel giorno si recò in piazza per protestare contro quella «farsa» (ivi).