Album "One Big Union": immagini e documenti
Diversamente dalla trilogia dei pirati e da Il Sole dell’Avvenire, la trilogia americana non ha una continuity definita dalla presenza ricorrente di alcuni personaggi. Quello che unisce i tre romanzi che la compongono - Antracite (2003), One Big Union (2011) e Noi saremo tutto (2004) - è la tematica principale, cioè la storia del movimento sindacale operaio negli Stati Uniti fra la metà dell’Ottocento e la metà del Novecento. I tre romanzi sono stati pubblicati in volume unico col titolo Trilogia americana (Milano, Mondadori, 2017).
La minore coesione di questa trilogia emerge anche dal fatto che, essendo protagonista di Antracite lo stregone-pistolero Pantera, questo romanzo rientra anche nel Ciclo del Metallo, insieme a Metallo urlante (1998) - una raccolta di quattro racconti, il secondo dei quali si intitola appunto Pantera - e al romanzo Black Flag (2002), in cui ugualmente compare questo personaggio.
Anche per questo motivo questa gallery, rispetto a quelle precedenti, si concentra in maniera quasi esclusiva su un solo romanzo della trilogia, One Big Union, che è stato pubblicato dopo gli altri due ma la cui trama copre il periodo centrale del secolo sopra indicato, dal 1877 - anno in cui si svolge il prologo - al 1919, quando il protagonista Robert “Bob” Coates esce di scena.
I riferimenti al testo verranno fatti per quanto possibile indicandone i capitoli, in modo che possano essere facilmente reperibili sulle diverse edizioni pubblicate. Citazioni di frasi per le quali si renda necessaria l’indicazione del numero di pagina fanno riferimento al volume che contiene l’intera trilogia, precedentemente citato.
Fanny Zampini Salazar, La città di Pullman (1894)
Il titolo dell’opuscolo presentato nell’immagine precedente è The Strike at Pullman perché gli scioperi del 1894 si svolsero nella cittadina di Pullman, fondata dall’imprenditore, che le diede il suo nome, per accogliere i lavoratori delle sue aziende. Teoricamente un’opera di beneficienza “illuminata”, di cui però Evangelisti svela l’inganno: gli operai infatti sono costretti a pagare a Pullman l’affitto da lui stabilito per le case in cui vivono, a comprare i prodotti nei suoi negozi, a sostenere economicamente istituzioni come la biblioteca, il teatro cittadino, ecc. Con l’aggravante che a una diminuzione dei salari non corrisponde un uguale calo del costo della vita in questa Città ideale alla quale è intitolato il capitolo 12 del romanzo.
L’articolo qui presentato (consultabile integralmente online) - scritto dall’insegnante e scrittrice Fanny Zampini Salazar e pubblicato su «Nuova antologia di Scienze, Lettere ed Arti» in quello stesso 1894, poco dopo che si erano svolti i fatti narrati in One Big Union - è invece un panegirico senza nessuna ombra dell’operato di Pullman, presentato come un filantropo tradito, al momento degli scioperi, da quegli stessi operai ai quali ha offerto invidiabili condizioni non solo di lavoro, ma anche di vita nel microcosmo della cittadina. L’autrice afferma anche di avere conosciuto di persona sia Pullman che la moglie.
La visita dell’autrice alla città di Pullman è in realtà superficiale - nonostante il dichiarato desiderio di volere investigare chiedendo informazioni anche agli abitanti - e coglie solo gli aspetti più di facciata: le case ben tenute, la biblioteca (qui chiamata libreria) ricca di volumi, il teatro che è un gioiellino. Quelle stesse istituzioni culturali che servono a rendere attraente un luogo ma che, dice Evangelisti, erano sostenute economicamente dalle quote di iscrizione - obbligatoria - versate dai cittadini-operai.
Fanny Zampini Salazar, La città di Pullman, «Nuova antologia di Scienze, Lettere ed Arti», 3. ser., LIII, 1894, p. 720-733.