Album "Il nome della rosa"
In questa gallery raccogliamo documenti di varia natura che illustrano la genesi e la successiva vita editoriale del romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco, che fanno riferimento agli eventi e ai temi trattati nell’opera o che possono avere fornito una base informativa per l’autore. Riguardo a questo punto dobbiamo mettere le mani avanti (come non abbiamo mai fatto per gli altri libri letti dal Gruppo di lettura) per denunciare fin da ora che in alcune occasioni - sempre dichiarate - ci siamo divertiti ad azzardare e a proporre ipotesi che non hanno nessuna pretesa di essere dimostrate o dimostrabili. Ma se si fa una rassegna anche minima dei numerosi saggi o articoli dedicati al romanzo ci si accorge che gli stessi critici di professione hanno spesso azzardato e suggerito ipotesi poco fondate sulle fonti di Eco, tanto che lui stesso - lo vedremo - ha in alcuni casi dovuto stupirsi di quanto leggeva e, se lo riteneva necessario, rettificare. Dunque questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione del testo letterario (quando abbiamo presentato un’interpretazione critica è perché altri l’avevano già proposta e ci sembrava utile discuterne). Questo è il resoconto di un’esperienza di lettura, che si prende la libertà di azzardare un gioco - quello della ricerca di fonti, citazioni, allusioni - che è d’altra parte ben giustificato e anzi incoraggiato sia dall’Eco Autore Empirico che dall’Eco Autore Modello (riprendiamo una terminologia ben diffusa e presete in un saggio che incontreremo spesso, Interpretazione e sovrainterpretazione). Per noi bibliotecari-lettori un invito a nozze che non potevamo rifiutare.
Dove non diversamente specificato, l’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 1980. La paginazione è rimasta inalterata nelle numerose ristampe Bompiani che non facciano parte di una specifica collana, comprese quelle a cui sono state aggiunte le Postille a Il nome della rosa (nella gallery forniremo maggiori informazioni sulla vita editoriale del testo).
I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tomus nonus (1726) - Indice
Abbiamo parlato in precedenza di come i nomi dei personaggi del romanzo abbiano dato origine a congetture relative alla loro scelta da parte dell’autore che lo stesso Eco ha smentito e indicato come una inutile sovrainterpretazione del testo. Citiamo quindi qui una curiosità che non ha nessun valore interpretativo né pretesa di veridicità, ma che colpisce chi sfoglia il volume dei Rerum Italicarum Scriptores in cui nel 1726 venivano pubblicati i documenti dolciniani visti nelle due immagini precedenti, fino ad allora tramandati solamente dalla tradizione manoscritta. Possiamo certamente ipotizzare, anche se non ne abbiamo trovata testimonianza diretta, che Eco conoscesse questo volume (non le opere in sé, ma questa specifica edizione) ben prima di iniziare la scrittura del romanzo e che accingendosi a scrivere di Dolcino lo abbia di nuovo avuto fra le mani. Se si scorre l’indice di quel volume dopo avere letto Il nome della rosa (a fianco vedete la prima pagina, qui l’indice completo) salta all’occhio che la prima opera in elenco è una cronaca il cui autore è indicato come Jacobi a Varagine. Si tratta di Jacopo da Varazze, chiamato anche, appunto, Jacopo da Varagine. Ma quello che a noi interessa è proprio il toponimo, lo stesso che Eco sceglie per Remigio da Varagine, dolciniano in incognito che nasconde il proprio passato eretico sotto il saio benedettino e fra le mura dell’abbazia. È solo una suggestione, un gioco, ma leggendo le testimonianze lasciate da Eco su come aveva scelto alcuni nomi per i propri personaggi non sembra impossibile che abbia trovato (nell’imminenza della scrittura del romanzo o anni prima e lo riporti alla memoria in questa occasione) questo toponimo sul volume del 1726. In bella vista all’inizio dell’indice, geograficamente collocato in un territorio - quello ligure - perfettamente credibile nella sua storia, nello stesso documento che contiene la storia di Dolcino: perché non dare questa provenienza al dolciniano per eccellenza della storia, il povero Remigio?
Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores ab anno aerae christianae quingentesimo ad millesimumquingentesimum, tomus nonus, Milano, ex Typographia Societatis Palatinae in Regia Curia, 1726.