Album "Il nome della rosa"
In questa gallery raccogliamo documenti di varia natura che illustrano la genesi e la successiva vita editoriale del romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco, che fanno riferimento agli eventi e ai temi trattati nell’opera o che possono avere fornito una base informativa per l’autore. Riguardo a questo punto dobbiamo mettere le mani avanti (come non abbiamo mai fatto per gli altri libri letti dal Gruppo di lettura) per denunciare fin da ora che in alcune occasioni - sempre dichiarate - ci siamo divertiti ad azzardare e a proporre ipotesi che non hanno nessuna pretesa di essere dimostrate o dimostrabili. Ma se si fa una rassegna anche minima dei numerosi saggi o articoli dedicati al romanzo ci si accorge che gli stessi critici di professione hanno spesso azzardato e suggerito ipotesi poco fondate sulle fonti di Eco, tanto che lui stesso - lo vedremo - ha in alcuni casi dovuto stupirsi di quanto leggeva e, se lo riteneva necessario, rettificare. Dunque questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione del testo letterario (quando abbiamo presentato un’interpretazione critica è perché altri l’avevano già proposta e ci sembrava utile discuterne). Questo è il resoconto di un’esperienza di lettura, che si prende la libertà di azzardare un gioco - quello della ricerca di fonti, citazioni, allusioni - che è d’altra parte ben giustificato e anzi incoraggiato sia dall’Eco Autore Empirico che dall’Eco Autore Modello (riprendiamo una terminologia ben diffusa e presete in un saggio che incontreremo spesso, Interpretazione e sovrainterpretazione). Per noi bibliotecari-lettori un invito a nozze che non potevamo rifiutare.
Dove non diversamente specificato, l’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 1980. La paginazione è rimasta inalterata nelle numerose ristampe Bompiani che non facciano parte di una specifica collana, comprese quelle a cui sono state aggiunte le Postille a Il nome della rosa (nella gallery forniremo maggiori informazioni sulla vita editoriale del testo).
I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Aristotele, Peri poietikes (1538)
Non si poteva chiudere questa rassegna senza citare il documento che pur non esistendo è il vero protagonista del romanzo: il secondo libro della Poetica di Aristotele. Il libro perduto (si veda Franco Forchetti, Il segno e la rosa. I segreti della narrativa di Umberto Eco, p. 159-179) che nel manoscritto nascosto da Jorge è tramandato col testo originale in greco, come la Poetica cinquecentesca di cui qui vediamo il frontespizio.
Va detto innanzitutto che la divisione di un’opera in libri è una consuetudine che aveva senso in un sistema editoriale come quello medioevale e rinascimentale ma che non aveva corrispondenza reale con le modalità con cui l’opera era stata composta e diffusa nel mondo greco, quando la stessa idea di pubblicazione (se è lecito usare la parola per quel contesto) era profondamente diversa da quella a cui siamo abituati (si veda Luciano Canfora, Il copista come autore, in particolare il prologo Cos’è l’originale?, p. 11-19). Fatto sta che sull’esistenza di un secondo libro della Poetica dedicato alla commedia si sono fatte ipotesi per secoli. Nel 1980, quando esce Il nome della rosa, ogni dubbio è già stato fugato da Raffaele Cantarella che cinque anni prima, in un articolo intitolato I “libri” della Poetica di Aristotele («Atti della Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, Classe di scienze morali, storiche e filologiche», 1975, p. 289-297), ha analizzato tutti i passi che nei secoli hanno fatto sospettare l’esistenza di questo libro perduto e ha dimostrato che nessuno di essi è minimamente convincente. Dunque il secondo libro della Poetica, quello dedicato alla commedia, non è mai stato scritto da Aristotele (e probabilmente nemmeno pensato e ipotizzato). Oggi infatti, grazie alla sua comparsa in Il nome della rosa, il secondo libro della Poetica ha trovato posto in Mirabiblia. Catalogo ragionato di libri introvabili (scheda 39), divertente e sorprendente catalogo di libri mai esistiti ma citati in altre opere.
Quando lo stesso Eco, in un contesto saggistico e non narrativo, si occupa della trasmissione delle opere del filosofo greco (in Dall’albero al labirinto compare un capitolo dal titolo Metafora come conoscenza: sfortuna di Aristotele nel Medioevo, p. 121-142) non affronta neanche la questione del libro perduto.
Aristotele, Aristotelous Peri poietikes. Aristotelis Poetica, Parigi, in officina Christiani Wecheli, sub scuto Basiliensi, 1538.