
Album "Apocalittici e integrati"
In questa gallery raccogliamo documenti che illustrano la genesi e la vita editoriale del saggio Apocalittici e integrati di Umberto Eco (1964), che fanno riferimento ai temi trattati nell’opera o hanno fornito una base informativa per l’autore. Questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione critica del lavoro di Eco.
Quello che qui proponiamo è il resoconto di un’esperienza di lettura e di ricerca nel patrimonio della nostra biblioteca (con alcune escursioni su altre raccolte documentarie). Non solo non c’è pretesa di esaustività, poniamo anzi una dichiarazione preventiva del fatto che maggiore attenzione si è data alla parte relativa ai fumetti, considerata più interessante e adatta al percorso di lettura del nostro gruppo, mentre canzone e TV sono trattate qui in maniera episodica. Non si fanno inoltre quasi riferimenti ai capitoli Cultura di massa e “livelli” di cultura e La struttura del cattivo gusto, che naturalmente sono però la base teorica implicata nella presentazione dei documenti da noi preparata come del lavoro di analisi dei testi - grafici, testuali e sonori - fatta dall’autore.
Dove non diversamente specificato, l’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 1964.
I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.

Il fotoromanzo
Eco non si occupa in maniera specifica del fotoromanzo, però lo propone come esempio di linguaggio simile al fumetto per la compresenza di immagini e testo scritto. In particolare cita il volume La presse féminine di Evelyne Sullerot per ricordare un’interessante indagine compiuta fra le lettrici di fotoromanzi per comprendere i meccanismi di lettura che si stabiliscono nel passaggio fra un’immagine e l’altra e che quindi possono essere applicati anche al linguaggio del fumetto. Evelyne Sullerot firma anche un contributo dal titolo Il fotoromanzo, mercato latino comune dell’immagine nel già ricordato «Almanacco Letterario Bompiani» del 1963.
L’immagine che qui vediamo è tratta da una delle riviste specializzate in fotoromanzi, «Cine illustrato». Se si sfoglia l’intero fascicolo si nota che c’erano differenze nella dialettica testo-immagini fra i diversi fotoromanzi proposti. Il caso più frequente è quello che qui vediamo, con balloons e didascalie, ma in altri casi il discorso diretto dei balloons non era presente e la storia era raccontata solamente dalle didascalie.
Per un’analisi e una storia del fotoromanzo, invenzione italiana capace di conquistare i mercati di mezzo mondo, si veda Il fotoromanzo di Anna Bravo.
«Cine illustrato. Settimanale di cinema e fotoromanzi», VII, n. 51, 23 dicembre 1951.