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Le edizioni di Francesco Griffo

Sono solo sei le edizioni stampate in proprio da Francesco Griffo a noi note, pubblicate fra il 20 settembre 1516 e il 24 gennaio 1517.
Cinque delle sei edizioni conosciute di Griffo sono presenti in Archiginnasio che, rispetto ai pochissimi volumi sopravvissuti, è la sola biblioteca a possedere In Italia una o più copie di due edizioni, mentre possiede addirittura tre esemplari di un'altra.
Della sesta edizione, le Epistolae ad familiares di Cicerone, se ne conosce un solo esemplare conservato alla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna.
Infine, è stata attribuita alla tipografia bolognese di Francesco Griffo anche una settima edizione rappresentata da un foglio volante conservato presso l'Archivio di Stato di Bologna: è il manifesto con l'elenco delle tesi di diritto (Conclusiones in iure civili disputandae) discusse nel novembre 1516 dallo studente modenese Angelo Belliardi o Begliardi. Si tratta di un tipo di pubblicazione occasionale, uno dei prodotti tipografici eseguiti su commissione che garantivano guadagni sicuri ai titolari di officine da stampa.

Il più significativo fra i volumi dell'Archiginnasio - perché protagonista di una storia del tutto particolare - è una delle due copie possedute dell'ultima edizione stampata da Griffo e cioè Valerio MassimoDictorum et factorum memorabilium Libri novem, pubblicata il 24 gennaio 1517. Il libro (con segnatura di collocazione 16.Q.V.22) è quello che permise al bibliografo Giacomo Manzoni, originario di Lugo di Romagna, di contestare l'identificazione del tipografo con Francesco Raibolini detto il 'Francia', celebre pittore, incisore e orafo bolognese, sostenuta da Antonio Panizzi in un opuscolo del 1858, quando era già direttore della Biblioteca del British Museum, ora British Library, di Londra.

Il conte Manzoni nel 1882 ricostruì la vicenda con queste parole:

[…] avvenne, saranno oramai quindici anni, che nell'Archiginnasio appunto di Bologna, incontrai Teodorico Landoni, il quale, tutto lieto, mi dice di avere a darmi la buona novella di una edizione sino allora ignota di Francesco da Bologna. Non gli chiesi di che libro fosse; ma gli domandai subito del tempo, se cioè fosse o no posteriore alla morte del celebre Francesco Raibolini detto il Francia. Parmi che su due piedi affermasse che gli era posteriore. Allora insistei tanto che il Landoni mi cedé cortesemente il volumetto, non da me, ma da lui scoperto […] Teodorico Landoni scoperse il Valerio Massimo impresso da Francesco da Bologna il 24 di Gennaio del 1517 (diciannove giorni dopo la morte del Francia), avendo io ottenuto dalla cortesia del Landoni l'esemplare d'esso Valerio, mi diedi premura di farlo conoscere al Panizzi, e, saputolo a Firenze, glie lo lasciai, non per pochi minuti, come egli ha stampato (e vedrassi in breve), ma per quasi un giorno, il che noto perché sappiasi che col Panizzi ho adoperato cortesemente, tanto che mi è sempre rincresciuto di dovergli contradire. LEGGI TUTTO

Dunque, Giacomo Manzoni ottenne dal ravennate Teodorico Landoni (dantista, bibliofilo e bibliografo), in seguito a un incontro avvenuto nella Biblioteca dell'Archiginnasio, non solo l'informazione ma anche il volume che, con data di sottoscrizione 24 gennaio 1517, dimostrava l'errore di identificazione del tipografo con il pittore Francesco Francia. Come riferito da Manzoni, anche Panizzi in una lettera del 1872 indirizzata a Luigi Crisostomo Ferrucci, direttore della Biblioteca Laurenziana, ricordò di aver potuto vedere il volumetto a Firenze:

[…] Malandato di salute come io ero, quando a Firenze il Conte mi mostrò l'unico esemplare conosciuto del Valerio Massimo di sua pertinenza, non mi sentii in forze di difendere quella mia conclusione. Fui dunque obbligato posporre la riconsiderazione del soggetto.

senza però per questo cambiare opinione:

[…] ma davvero non mi pare che il nostro illustre amico [il conte Giacomo Manzoni] sia riuscito a rendere menomamente dubbia la conclusione cui arrivai quando nel 1858 diedi alle stampe per gli amici l'opuscoletto "Chi era Francesco da Bologna?" parendomi lui essere il Francia […] e più brevemente che potrò, tenterò di mostrare che non ho poi tanto torto come il buon Conte tiene per fermo.LEGGI TUTTO

Il Valerio Massimo, appartenuto prima a Teodorico Landoni e poi a Giacomo Manzoni, esaminato a Firenze da Antonio Panizzi e che fu al centro della polemica sulla corretta identificazione del tipografo bolognese, fu ceduto all'Archiginnasio nel 1881 in un cambio che fruttò al bibliografo lughese 59 opere, in gran parte edizioni del Settecento, scelte fra i duplicati provenienti dalle librerie dei conventi soppressi. La Biblioteca comunale nel cambio ottenne sette manoscritti, di cui sei erano matricole e statuti dell'Arte bolognese dei Drappieri dal 1284 al 1521 compreso quello, databile al 1411, con la celeberrima miniatura raffigurante il mercato di piazza di Porta Ravegnana (Bologna, Museo Civico Medievale, ms. 641), più la copia della rarissima edizione di Griffo della quale Manzoni, in una lettera del dicembre 1880 indirizzata a Luigi Frati, direttore dell'Archiginnasio, così scrisse:

[…] un Valerio Massimo impresso da Francesco da Bologna venti giorni circa dopo la morte del celebre vostro concittadino Francesco Raibolini detto il Francia conosciuto anch'esso sotto l'appellativo di Francesco da Bologna. Questo esemplare, fin qui unico, risolve negativamente, senza ragionevole possibilità di replica, la controversia da lungo tempo agitata, e ora più che mai viva, se il Francesco da Bologna, punzonista di caratteri e stampatore nella seconda decina del sec. XVI fosse una stessa persona col Raibolini predetto […].

La questione dell'identificazione fu definitivamente risolta nel 1883, quando Adamo Rossi, direttore della Biblioteca Augusta, pubblicò i risultati di nuove ricerche d'archivio sulla tipografia a Perugia, grazie alle quali - dopo aver scoperto qualche anno prima un documento del 1511 attestante un pagamento da parte di Bernardino Stagnino a un Francesco da Bologna, intagliatore di caratteri - individuò un documento del 1512 riferito allo stesso pagamento, nel quale appare il nome completo: Magister Franciscus Griffus de Bononia incisor licterarum stampe. LEGGI TUTTO

Va segnalata anche la storia di un altro volume stampato da Griffo, presente in una copia in una biblioteca bolognese, anche se oggi risulta mancante: l'Arcadia di Jacopo Sannazaro, pubblicata il 3 ottobre 1516.

Da Filippo Senesi, avvocato e colto bibliofilo di Perugia, autore nel 1842 del primo contributo bibliografico dedicato a Francesco Griffo, sappiamo che egli stesso offrì in dono al cardinale Carlo Oppizzoni, arcivescovo di Bologna, la copia dell'Arcadia che aveva nella sua biblioteca, dove conservava anche altre tre edizioni di Griffo (il Canzoniere del Petrarca, gli Asolani di Pietro Bembo e il Corbaccio di Giovanni Boccaccio):

[…] L'Arcadia di Francesco da Bologna passò non ha guari da Perugia alla nobilissima Biblioteca dell'Eminentiss. e Reverendiss. Sig. Cardinale Carlo Opizoni [sic] Arcivescovo di Bologna, Arcicancelliere degnissimo di quella cotanto rinomata Università […]. LEGGI TUTTO

Luigi Frati, autore del catalogo della Biblioteca Arcivescovile di Bologna pubblicato nel 1856 prima di diventare direttore dell'Archiginnasio, così descriveva il prezioso volumetto e dava notizia della sua provenienza:

SANNAZARIUS (Jacobus) Archadia del Sannazaro. In fine: Stampato in Bologna per el Diligente Impressore Maestro Francescho da Bologna, Nelano dela Natiuita del Signore 1516. Adi. 3. Ottobrio. In 16.°
Editio quam maxime rara, constans chartis 80, quorum postrema vacua, recto tantum paginarum numeris arabicis signatis. Huius nostri solertissimi Francisci, qui inventor fuit characterum italicorum, vulgo corsivi , ut fidem facit ipse Aldus (in eius editione Virgilii an. 1501), qui ex ipsius ingenio plurimam sibi comparavit laudem ac facultatem, nulla est mentio apud historicos nostros. Eiusdem officinatoris aliae quatuor editiones dignoscuntur, omnes eodem anno 1516 proditae: ex quibus hic praestantissimus libellulus (dono missus Perusia K. Oppizzonio V. E. a Phil. Senesio Adv.) unus est reliquus apud nos, in publicis saltem bibliothecis […].

Questo stesso volume fu poi esposto nella Mostra Retrospettiva dell'Arte Tipografica, nell'ambito dell'Esposizione delle Provincie dell'Emilia tenuta a Bologna nel 1888, insieme al Boccaccio e al Valerio Massimo dell'Archiginnasio.

Frati, ormai divenuto direttore dell'Archiginnasio, poté annoverare nella sua Bibliografia bolognese del 1888-1889 ben tre edizioni di Francesco Griffo (n. 7360 Bembo; n. 7361 Boccaccio; n. 7363 Valerio Massimo) possedute dalla Biblioteca comunale (rispettivamente 16.Q.V.25.II; 16.Q.V.25.I; 16.Q.V.22), le prime due provenienti dalla biblioteca di Matteo Venturolientrata nelle raccolte dell'Archiginnasio nel 1846 e la terza, il già citato Valerio Massimo, acquisita per cambio da Giacomo Manzoni.

Non sappiamo per ora la provenienza (comunque successiva al 1889 e precedente il 1928, anno in cui il volume fu esposto nella Mostra del libro emiliano della R. Biblioteca Estense di Modena. Maggio-giugno 1928 ) della copia - mutila - del Petrarca (16.Q.V.26), mentre la seconda copia del Valerio Massimo (16.Q.V.55) fu acquistata nel 1930 presso la Libreria antiquaria Zanichelli di Bologna da Albano Sorbelli, dalla cui raccolta privata viene anche la terza copia - mutila - degli Asolani del Bembo (SORBELLI.D.34), edizione della quale Archiginnasio possiede un altro esemplare (10.YY.V.26) pervenuto nel 1920 con la raccolta libraria del bibliofilo bolognese Pietro Giacomo Rusconi.

Infine, una copia dell'edizione dell'Arcadia di Sannazaro è entrata a far parte delle raccolte della biblioteca dell'Archiginnasio nel corso del 2017, nella ricorrenza dei 500 anni dalla stampa dell'ultima edizione nota di Francesco Griffo.