Bologna bombardata 1943-1945

Album fotografici

 

IMMAGINI IN CORSO DI PUBBLICAZIONE SU ARBOR

E’ possibile consultare gli album sulla piattaforma originale

Sfogliando gli album conservati in Archiginnasio, che raccolgono le immagini della città distrutta dai bombardamenti, ci si può rendere conto dell'entità dei danni subiti da Bologna e di quanti edifici monumentali furono perduti per sempre nonostante il prezioso e durissimo lavoro eseguito dalla Soprintendenza ai Monumenti dell'Emilia, guidata da Alfredo Barbacci, che negli anni del dopoguerra guidò la ricostruzione di ciò che si poteva ancora recuperare dalle macerie.
Si tratta di due album che raffigurano Bologna bombardata: 204 fotografie (in formato cm. 17,5 X 23,5) frutto di una vasta opera di fotoriproduzione della città, per documentare i danni subiti a seguito delle distruzioni intercorse tra il '43 e il '45, limitata per lo più all'aspetto monumentale (quello che all'epoca si riteneva il solo meritevole di essere salvaguardato), con notevoli eccezioni, però, riguardanti la prima periferia. Le fotografie sono spesso contrassegnate col timbro «A. Villani», mentre talvolta non compare alcuna firma, sebbene si possa presumere che siano state realizzate quasi tutte dalla stessa ditta con la quale la Soprintendenza ai monumenti aveva un rapporto di committenza.
(cfr. Cristina Bersani, Delenda Bononia: la documentazione iconografica sul periodo bellico (1943-1945) nelle collezioni pubbliche e private a Bologna, in Delenda Bononia: immagini dei bombardamenti 1943-1945, p. 145-170)

Fotografie di tram

 

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32 fotografie di tram danneggiati dai bombardamenti, incollate a coppie su 16 cartoncini, acquistate nel 2011.

A Bologna la fine della guerra giunse il 21 aprile1945, e vide un'azienda tramviaria realmente prostrata dalle distruzioni subite: la rete era utilizzabile per soli 32 chilometri, molti chilometri di binari erano devastati e divelti, le officine della Zucca bombardate, la maggior parte degli impianti fissi distrutti, ben 51 vetture apparivano distrutte o danneggiate più o meno gravemente. Trentaquattro tramvieri erano caduti in guerra, oppure deportati, o vittime delle incursioni aeree e della guerra partigiana. I danni vennero valutati in 147 milioni dell'epoca; era fra l'altro stato vanificato qualsiasi programma di ammodernamento del parco del materiale rotabile.

(Fabio Formentin, Paolo Rossi, Storia dei trasporti urbani a Bologna, 2 ed., Cortona, Calosci, 1998, p. 201)

Allarmi e bombardamenti subiti dalla città di Bologna nel periodo di tempo dal 24 giugno 1943 del primo allarme al...

 

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Il manoscritto, acquistato dall'Archiginnasio nel 2007, presenta una tabella in cui si descrivono con precisione gli allarmi per attacchi aerei sulla città dal 24 giugno 1943 al 21 maggio 1944. Probabilmente l'autore si allontanò da Bologna dopo il 21 maggio 1944, e l'elenco si interruppe.
Esistono vari elenchi delle incursioni aeree nel Comune di Bologna, ad esempio quello pubblicato in Delenda Bononia da Franco Manaresi, alle p. 53-54, ma il manoscritto Allarmi e bombardamenti riveste un particolare interesse perché vi sono descritti tutti gli allarmi che furono lanciati, anche nel caso di avvicinamento o sorvolo di bombardieri che non colpirono Bologna, avendo altri obiettivi. Fino al 21 maggio 1944, sulla base dell'elenco di Manaresi, la città venne bombardata 14 volte (nell'elenco manoscritto queste date sono contrassegnate da una croce, rossa o blu) ma l'allarme suonò, secondo il nostro manoscritto, 194 volte, e calcolando l'inizio e la cessazione di ogni allarme, i bolognesi in un solo anno furono costretti a ripararsi nei rifugi per più di 200 ore, e in alcuni giorni per 3 o 4 volte a distanza di poche ore tra un allarme e quello successivo.
Queste cifre testimoniano, al di là degli effetti devastanti sulle persone e sulle cose dei bombardamenti, di uno stato di continua apprensione, paura e precarietà che accompagnò i bolognesi per lunghissimi, terribili mesi.
Oltre ai dati sugli allarmi, l'autore dedicò una colonne a delle Note, brevi commenti sulle modalità ed effetti delle incursioni.
Il 13 marzo commenta: Da via Paglietta su S. Michele in Bosco col babbo, mentre il 22 marzo del 1944 scrive: Da scuola in collina. Bombardato e coperto di terriccio. Spazzotti contuso, e il 17 maggio: Mitragliamento in due volte. Nel porcile dell'Antemisca.
Sul retro dell'ultima carta si riporta una frase di Montaigne:
Si on lit Montaigne Essais livre III, chap. XIII
Les difficultés et l'obscurité ne s'aperçoivent en chacune science que par ceux qui y ont entrée; car encore faut-il quelque degré d'intelligence à pouvoir remarquer qu'on ignore ; et faut pousser à une porte pour savoir qu'elle nous est close ,
(Difficoltà e momenti bui non vengono percepiti se non da coloro che vi sono addentro (che li vivono). Poiché occorre un certo livello di intelligenza per riconoscere che si ignora e solo bussando ad una porta, si può sapere se verrà aperta.)

Ali per la difesa di Bologna

Sul retro del manifesto vi è una nota manoscritta datata 21 aprile 1944 dell'allora Direttore dell'Archiginnasio, Lodovico Barbieri, che morì nel bombardamento della colonia di Casaglia dell'11 ottobre 1944:

Manifesto di propaganda per la ricostituzione dell'aeronautica italiana (uomini e mezzi) pubblicato alla fine di febbraio 1944 in Bologna, in cui è rappresentata la scena dello scempio dell'Archiginnasio in seguito all'incursione anglo-americana del 29 gennaio 1944.
Il manifesto fu realizzato per sostenere la raccolta di fondi da utilizzare per costituire una nuova squadriglia di aerei da caccia per la difesa di Bologna.

Sul manifesto sono raffigurate le rovine dell'Archiginnasio dopo il bombardamento del 29 gennaio: Le nostri ali ci difenderanno, era scritto, ma ben presto ci si rese conto che nessuno sarebbe stato in grado di impedire o anche solo limitare, i bombardamenti aerei.
Il 17 febbraio 1944, pochi giorni dopo il bombardamento del 29 gennaio, dalla pagine de «Il Resto del Carlino» fu lanciata una sottoscrizione popolare per dotare Bologna di una squadriglia aerea di caccia che potesse contrastare il dominio del cielo degli Alleati.
Promotore dell'iniziativa fu Dino Fantozzi, squadrista e fascista toscano della prima ora, nominato capo della Provincia di Bologna, ovvero Prefetto, il 25 gennaio 1944, carica che manterrà fino alla Liberazione... Fu creato un Comitato e quasi ogni giorno, per diversi mesi, su «Il Resto del Carlino» furono pubblicati gli elenchi dei sottoscrittori, tra cui i dipendenti della Biblioteca dell'Archiginnasio che raccolsero la somma di £. 335.
La sottoscrizione Ali per la difesa di Bologna terminò il 31 agosto del 1944, dopo che erano stati raccolti poco più di 2.200.000 lire, una cifra enormemente al di sotto della somma necessaria per creare una squadriglia di caccia: si decise quindi di utilizzare la somma per sostenere le famiglie dei piloti caduti in combattimento.
L'iniziativa di Dino Fantozzi fu una beffa per i bolognesi, che oltre alle privazioni causate dalla guerra e alle continue minacce dei bombardamenti, vennero invitati a partecipare ad una grottesca raccolta di fondi che non avrebbe mai potuto raggiungere l'obiettivo propagandato.
La squadriglia avrebbe dovuto essere intitolata al pilota Loris Bulgarelli, nato a Cento (Ferrara) e caduto in combattimento nel 1940. In effetti il 1 marzo 1944 si era costituita la squadriglia Graffer-Bulgarelli (Giorgio Graffer era un altro pilota caduto nel 1940), facente parte del 2° Gruppo caccia terrestre, che operò fino alla fine della guerra in Nord Italia. La squadriglia Graffer-Bulgarelli, creata nell'ambito della riorganizzazione della ANR (Areonautica Nazionale Repubblicana), non si formò dunque grazie al contributo della sottoscrizione Ali per la difesa di Bologna, ma prima del termine della sottoscrizione, il cui esito fu comunque ininfluente per la formazione e l'attività della squadriglia.

Album Risorgere dalle macerie

 

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Il volume Risorgere dalle macerie fu realizzato per volontà di Mario Agnoli, ultimo podestà di Bologna, per mostrare ai bolognesi, ma naturalmente anche agli Alleati e alle forze antifasciste che stavano per liberare la città, il lavoro svolto per la salvaguardia di Bologna dal settembre 1943 alla primavera del 1945.
In effetti il CLN (Comitato di liberazione nazionale) ritenne che non fosse necessario prendere provvedimento restrittivi nei confronti dell'ultimo podestà fascista di Bologna, che aveva comunque evitato gli atteggiamenti violenti e fanatici di altri esponenti della Repubblica Sociale Italiana, che furono arrestati o giustiziati dopo il 21 aprile o fuggirono da Bologna.
Risorgere dalle macerie, di grande interesse specialmente per le numerose, rare fotografie, fu realizzato nel marzo del 1945 in 6 esemplari, di cui uno inviato allo stesso Benito Mussolini. Fu poi stampato il 6 aprile 1945 in 1.000 copie e sarebbe dovuto uscire nelle librerie proprio il 21 aprile, giorno della liberazione di Bologna, ma la diffusione fu annullata, e attualmente solo sei copie sono disponibili presso le biblioteche bolognesi.
Cfr. Mario Agnoli, Album con fotografie delle opere realizzate a Bologna, in Bologna "città aperta" (settembre 1943-Aprile 1945), Bologna, Tamari, 1975, p. 201-206.

Bologna Sperrzone

 

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Il 1 gennaio 1945 fu pubblicato un foglio umoristico di poche pagine, nel quale si trovano vignette e scritti perlopiù legati alle drammatiche condizioni di vita di quel terribile inverno. Si ironizza sui divieti di parcheggio imposti per motivi di sicurezza dai tedeschi e sulle requisizioni operate dagli occupanti (con un fotomontaggio una gru si porta via anche la torre degli Asinelli). Un altro tema più volte trattato è quello dell'affollamento del centro storico, dove migliaia di sfollati si sono rifugiati dopo che gli Alleati hanno fermato la loro avanzata a pochi chilometri dalla città. Ogni angolo è occupato da famiglie intere giunte dalle campagne con i loro animali e anche l'Archiginnasio, dopo il 29 gennaio 1944, per alcuni mesi ospitò una stalla; in una vignetta di «Bologna Sperrzone», che illustra l'articolo Arca di Noè petroniana, sotto il Pavaglione passeggiano anche alcune mucche. In un Avviso quasi economico, una giovane si offre di sposare un uomo di qualsiasi aspetto e età, purché abitante in centro, a piano terra e vicino ad un rifugio sicuro.

Bibliografia:
Nazario Sauro Onofri, I giornali badogliani della RSI a Bologna (1943-1945), Modena, Mucchi, 1988, p. 128-130

Apri l'occhio

 

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Anche in questo foglio, simile a «Bologna Sperrzone», i temi dei racconti e delle vignette sono spesso legati alla realtà e in particolare alle difficoltà di procurarsi il cibo e la legna per il riscaldamento. In una vignetta alcuni bolognesi si aggirano per le vie del centro storico con seghe e asce per procurarsi legna da ardere, tra camini che spuntano da ogni dove, dato che gli sfollati hanno occupato tutti gli spazi abitabili della città, cantine comprese.

Bibliografia:
Nazario Sauro Onofri, I giornali badogliani della RSI a Bologna (1943-1945), Modena, Mucchi, 1988, p. 128-130

I "liberatori" su Bologna, un opuscolo del Nucleo di Propaganda

 

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Le pietre parleranno è il titolo di una collana realizzata dal Nucleo di Propaganda del Ministero della Cultura popolare tra il 1944 e il 1945, che comprende sei titoli dedicati agli effetti dei bombardamenti degli Alleati (definiti con sarcasmo i "liberatori") sui centri storici di alcune città del Nord Italia: Padova, Treviso, Vicenza, Parma, Milano e Bologna. Gli opuscoli furono editi dalle Edizioni erre, che aveva sede a Venezia, poi trasferita a Milano.
Con la proclamazione della Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.) la sede del Ministero della Cultura popolare, guidato da Ferdinando Mezzasoma, era stata trasferita a Salò, ma alcune sezioni del ministero, tra cui quelle del cinema e del teatro, furono insediate a Venezia, dove nel novembre del 1943 venne costituito anche il Nucleo di Propaganda, appositamente creato per dirigere le attività di propaganda della R.S.I., alle dirette dipendenze del Capo di Gabinetto del ministero, carica ricoperta dal maggio del 1944 da Giorgio Almirante, che nel dopoguerra fu tra i fondatori e a lungo segretario politico del Movimento Sociale Italiano.
Il raro opuscolo qui riprodotto, dedicato agli effetti dei bombardamenti su Bologna e in particolare alla distruzione di monumenti storici, fu edito nel 1944 ma stampato nel gennaio del 1945 (accanto alla data, nel colophon, compare la sigla N.P. (Nucleo di Propaganda). Era il terzo titolo, dopo quelli dedicati a Padova e Treviso, che furono stampati in 2000 copie, e quindi probabilmente anche quello dedicato a Bologna ebbe la stessa tiratura.
L'opuscolo, il cui anonimo autore mostra una buona conoscenza dei monumenti di Bologna, è composto da 28 pagine intervallate da fotografie e da 10 carte interamente dedicate alle immagini delle distruzioni a seguito dei bombardamenti alleati, sia nel centro storico che in periferia.
Dopo una breve introduzione storica, vengono descritte Le opere monumentali distrutte dalla barbarie anglo-americana, con la prima parte dedicata all'Archiginnasio (p. 7-12).
Gli Alleati vengono definiti in genere vandali o barbari e i bombardamenti non sono una delle terribile conseguenze di una guerra mondiale in cui l'Italia è stata condotta da Mussolini, convinto di ottenere in pochi mesi una facile vittoria, ma sono dovuti a una incomprensibile e spietata malvagità, il segno nefando della barbarie anglosassone contro la civiltà latina. Uno scontro di civiltà dunque, in cui gli italiani sono vittime inermi e pacifiche che possono solo sperare che Dio illumini le menti ottenebrate dei barbari iconoclasti e faccia cessare gli orrori di questa guerra spietata.
Una guerra non voluta e subita, dunque, parole che non possono non riportare alla mente per contrasto la dichiarazione di guerra di Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia, il 10 giugno del 1940, davanti ad una folla osannante.

Bibliografia:
Luigi Ambrosoli, Gli opuscoli di propaganda fascista nel periodo della Repubblica Sociale Italiana, "Belfagor", a. VI, 1, 31 gennaio 1951, p. 587-589.
Philip V. Cannistraro, La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media, Roma-Bari, Laterza, 1975, spec. alle p. 323-413.
Il fondo Repubblica Sociale Italiana. Fondazione Luigi Micheletti, catalogo a cura di Daniele Mor e Aldo Sorlini, Brescia, Fondazione Luigi Micheletti, 1985.
Ugoberto Alfassio Grimaldi, La stampa di Salò, Milano, Bompiani, 1979
Adolfo Mignemi, L'attività del Nucleo Propaganda del Ministero della Cultura Popolare, in Tra fascismo e democrazia. Propaganda politica e mezzi di comunicazione di massa, a cura di Adolfo Mignemi, Torino, edizioni Gruppo Abele, 1995, p. 133-149.

Ricostruire l'Archiginnasio? Mussolini dice no

 

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Il 29 gennaio del 1945, ad un anno esatto dal bombardamento che aveva colpito il palazzo dell'Archiginnasio, il ministro dell'Interno Guido Buffarini Guidi (1895-1945) comunica al Capo della Provincia di Bologna, ovvero al Prefetto Dino Fantozzi (1899-1967), il parere negativo all'avvio dei lavori di ricostruzione e restauro delle parti distrutte dell'edificio. Scrive Buffarini Guidi:

[...] per ovvie ragioni, non si ritiene opportuno per il momento addivenire alla riparazione o ricostruzione dell'edificio in oggetto.

Il NO apposto dal Duce, sottolineato, è ben visibile sulla lettere che Fantozzi aveva inviato al Ministero dell'Educazione nazionale, e per conoscenza, tra gli altri, anche al Gabinetto del Ministero dell'Interno, il 5 gennaio del 1945, che ha per oggetto: Ricostruzione dell'Archiginnasio.
A sostegno della propria richiesta, Fantozzi sottolinea la notevole importanza storica e artistica dell'Archiginnasio, rimarcando anche il grande valore morale che avrebbe rivestito l'iniziativa proprio nel momento in cui Bologna si trovava nelle immediate retrovie del fronte, in attesa dell'imminente offensiva finale degli Alleati. La difficile situazione che stava vivendo la città avrebbe dovuto essere, per Fantozzi, non un impedimento, ma uno stimolo alla posa della prima pietra dei restauri.
Consapevole che ormai la fine del fascismo era vicina, Fantozzi scriveva:

Se anche per deprecata ipotesi la città dovesse cadere in mano al nemico, resterebbe pur sempre all'Italia Fascista il merito e il vanto dell'iniziativa.

La risposta di Mussolini, alle prese con ben altre emergenze, non poteva non essere negativa, per ovvie ragioni: le risorse della Repubblica Sociale Italiana erano ormai scarsissime e non potevano essere utilizzate per la ricostruzione dei monumenti colpiti dai bombardamenti. Eppure, nonostante il mancato sostegno all'iniziativa da parte di Mussolini, il 9 marzo del 1945 viene posata la prima pietra della ricostruzione del palazzo, alla presenza di Fantozzi, Capo della Provincia, del Podestà Mario Agnoli, del Soprintendente ai monumenti dell'Emilia, Alfredo Barbacci e di vari tecnici comunali e del Genio Civile. La cerimonia è officiata da monsignor Filippo De Maria. La posa della prima pietra è ricordata nelle proprie memorie sia da Agnoli che da Barbacci, ma entrambi indicarono una data sbagliata, rispettivamente il 7 gennaio e il 3 marzo. Barbacci riuscì ad ottenere dal Ministero dell'Educazione nazionale la disponibilità di 600.000 lire, che furono utilizzate per i primi lavori di carattere strutturale e si esaurirono rapidamente, causando la sospensione dei lavori che ripresero solo nel 1946, con fondi del Ministero dei Lavori pubblici. La posa della prima pietra era stata preceduta da una riunione convocata dal Podestà per il giorno 8 febbraio, a cui avevano partecipato Barbacci, il direttore reggente dell'Archiginnasio, Alberto Serra-Zanetti e rappresentanti dell'Università, del Genio Civile e dei servizi tecnici del Comune. Era presente anche il tenente Haftmann, che si occupava della salvaguardia dei monumenti per conto del Comando tedesco di Bologna, che offrì la disponibilità di mezzi per il trasporto di mattoni, calce e cemento. Il parere negativo del ministro Buffarini Guidi alla richiesta del Capo della Provincia di ricostruire l'Archiginnasio era stato spedito il 2 febbraio 1945, e dunque con ogni probabilità la riunione convocata dal Podestà per l'8 febbraio fu decisa immediatamente dopo aver ricevuto la risposta, di cui però è singolare che non si faccia cenno nel verbale della riunione. Come mai tanta fretta, e perché ignorare il parere contrario all'iniziativa comunicata da Buffarini Guidi per conto dello stesso Mussolini?
Vi erano certamente le motivazioni addotte da Barbacci, che riteneva urgentissimi alcuni lavori di consolidamento e la costruzioni di tettoie provvisorie per evitare ulteriori danni alle decorazioni dell'Archiginnasio, ancora esposte alle intemperie. Ma Barbacci in qualità di Sovrintendente agiva come tecnico e esperto di monumenti, mentre per Fantozzi e Agnoli vi erano con ogni probabilità anche forti motivazioni di tipo politico, che consigliavano non solo di procedere con gli urgenti lavori di consolidamento e protezione, ma anche e specialmente di passare alla storia come i protagonisti della posa della prima pietra della ricostruzione dell'Archiginnasio. Come aveva espressamente scritto Fantozzi nella sua richiesta del 5 gennaio 1945, il merito dell'iniziativa per la ricostruzione dell'Archiginnasio doveva essere dell'Italia Fascista, o meglio dei suoi rappresentanti a Bologna, quindi dello stesso Fantozzi e del Podestà Agnoli. Non c'era tempo da perdere, la città sarebbe presto caduta in mano agli Alleati e il merito di aver avviato la ricostruzione del monumento simbolo della città e quindi di aver contribuito al futuro postbellico di Bologna avrebbe potuto avere un certo peso nel momento della resa dei conti, quando sia Fantozzi che Agnoli sarebbero stati chiamati a rispondere delle loro azioni in qualità di principali rappresentati della R.S.I. in città. Da un documento recentemente ritrovato nell'Archivio riservato dell'Archiginnasio emergono ulteriori interessanti dettagli sulla vicenda: il 13 febbraio 1945 Fantozzi scrive ad Agnoli, per comunicargli che il Ministero dell'Educazione nazionale si è offerto di contribuire alla ricostruzione dell'Archiginnasio. Scrive Fantozzi:

Sono lieto che l'iniziativa, da me presa fin dal 3/1 u.s. e tanto gradita alla popolazione, abbia avuto così rapida sanzione dalla Superiore autorità.

In calce alla lettera di Fantozzi, scrive il Podestà Agnoli in data 15 febbraio:

Io sono lieto che alla mia proposta fatta al Capo della Provincia il 1° Gennaio telefonandogli da casa mia (nel fargli gli auguri di Capo d'Anno) egli abbia dato subito la propria adesione - ma la proposta è partita da me - . Per amore di quell'armonia attualmente in atto non rivendico l'iniziativa e si passi agli atti.

Il 17 febbraio Albero Serra Zanetti prende atto della piccata considerazione del Podestà e archivia il documento nell'Archivio riservato della Biblioteca, il più lontano possibile da occhi indiscreti.
La lettera di Fantozzi e la risposta di Buffarini Guidi sono conservate presso l'archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Gabinetto R.S.I (1943-45), busta 52, fascicolo 1376, Bologna. Ricostruzione dell'Archiginnasio. La riproduzione dei documenti è stata gentilmente concessa dall'Archivio Centrale dello Stato in data 14 gennaio 2019, n. di Prot. 132/43.11.00.
Gli altri documenti citati e qui riprodotti, provengono dall'Archivio della Biblioteca dell'Archiginnasio.

Bibliografia:
http://badigit.comune.bologna.it/sindaci/podesta_crono.htm
Mario Agnoli, Bologna "città aperta" (settembre 1943-aprile 1945), Bologna, Tamari, 1975, p. 94-95.
Luca Baldissara, Il governo della città. La ridefinizione del ruolo del comune nell'emergenza bellica, in Bologna in guerra 1940-1945, a cura di Brunella Dalla Casa e Alberto Preti, Milano, F. Angeli, 1995, p. 103-131, ma spec. alle p. 115-131 per l'attività podestarile di Agnoli.
Alfredo Barbacci, Monumenti di Bologna. Distruzioni e restauri, Bologna, Cappelli, 1977, p. 50-53.
Franco Bergonzoni, Distruzioni belliche e restauri, in L'Archiginnasio. Il Palazzo, l'Università, la Biblioteca, v. 2. La Biblioteca comunale e gli istituti culturali insediati nel Palazzo, a cura di Giancarlo Roversi, testi di Franco Bergonzoni et al., Bologna, Credito romagnolo, 1987, p. 584-588.
Alberto Mandreoli, Il fascismo della Repubblica Sociale a processo. Sentenze e amnistia (Bologna 1945-1950), spec. su Dino Fantozzi, p. 137-158.
Risorgere dalle macerie, Bologna, Tipografia Luigi Parma, 1945. Riprodotto integralmente in questo sito nella sezione Documenti dalle raccolte della Biblioteca.
Renato Sasdelli, Fascismo e tortura a Bologna. La violenza fascista durante il regime e la RSI, Bologna, Pendragon, 2017, spec. alle p. 221-222 dedicate a Dino Fantozzi.

Documenti dall'Archivio della Biblioteca

 

SFOGLIA DOCUMENTI

L'archivio della Biblioteca dell'Archiginnasio conserva importanti documenti sui drammatici eventi di quei mesi: la distruzione del Palazzo, l'allestimento di sedi provvisorie per ospitare i libri e i servizi di lettura, le disposizioni per il riutilizzo delle macerie, il bombardamento della colonia estiva di Casaglia che costò la vita al direttore Lodovico Barbieri e i primi interventi per la ricostruzione.

Istruzione sulla protezione antiaerea

Solo a partire dal 1927 lo Stato Maggiore dell'esercito italiano iniziò ad occuparsi della difesa aerea sul territorio nazionale. Da quel momento iniziarono ad essere redatti regolamenti e manuali e iniziarono ad essere approvati vari provvedimenti legislativi per adeguare il paese ai rischi della guerra aerea. Nel 1934 nacque l'UNPA (Unione nazionale per la protezione antiaerea).
La Biblioteca dell'Archiginnasio ha riprodotto uno dei più ampi testi relativi alla protezione antiaerea, pubblicato a cura del Ministero della Guerra e del Comitato centrale interministeriale protezione antiaerea nel 1938.
In undici fascicoli vengono dettagliatamente raccolte le principali informazioni sull'organizzazione della protezione antiaerea, dall'oscuramento allo sfollamento, dalla protezione antincendi alla difesa del patrimonio artistico e culturale.

SFOGLIA I FASCICOLI (PDF):
Organizzazione della P.A.A.
Mezzi di offesa e loro effetti
La segnalazione dell'allarme
L'oscuramento delle luci
Urbanistica edilizia antiaerea e ricoveri
Dissimulazione degli obbiettivi
Lo sfollamento della popolazione
Protezione sanitaria antiaerea
Protezione antincendi
Protezione del patrimonio artistico e culturale
Provvedimenti complementari della protezione antiaerea
Indice generale

«Minimi sono i danni subiti dal patrimonio artistico di Bologna»: la propaganda degli Alleati.

 

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«Minimi sono i danni subiti dal patrimonio artistico di Bologna»: così si legge in un articolo pubblicato sul n. 243 del 24 aprile 1945 di «Notizie nazioni unite», pochi giorni dopo la liberazione della città, ma già nel numero precedente, in un articolo dal titolo Le prime ore di Bologna liberata, si leggeva: «La graziosa città, non avrebbe subito – secondo quanto riferisce il corrispondente del New York Times – danni eccessivi».
I bombardamenti alleati, si sostiene nel bollettino quotidiano pubblicato a cura del P.W.B. (Psychological Warfare Branch) che forniva aggiornamenti da tutti i fronti di guerra e in particolare dal fronte italiano, «hanno risparmiato quasi completamente il centro della città rimasto pressoché intatto», ma l’eccezione più grave è rappresentata dai danni del bombardamento del 29 gennaio 1944, che hanno causato la distruzione del Teatro anatomico, della Cappella di Santa Maria dei Bulgari (nell’articolo la «Cappella del Dottore») e della annessa «Biblioteca del Dottore» (la biblioteca della Società medica chirurgica). Il capitano statunitense Deane Keller della 5a Armata, conclude l’articolo, in una conferenza stampa promette ogni aiuto possibile per la ricostruzione, già avviata dal soprintendente Alfredo Barbacci.
L’evidente tentativo degli Alleati di minimizzare i notevoli danni causati dai bombardamenti al centro storico della città, che avevano causato molte vittime civili e apportato notevoli distruzioni al patrimonio artistico bolognese, deve aver provocato una qualche reazione (forse da parte delle nuove autorità cittadine) dato che il 28 aprile su «Notizie nazioni unite» si torna sull’argomento, con un articolo dal titolo: Precisazioni dei danni riportati dalla città di Bologna.
Nell’articolo datato 27 aprile si contestano le voci «esagerate» circolate sui danni provocati dai bombardamenti (ma si forniscono informazioni limitate solo alle incursioni del 1943), si ribadisce che «il centro della città è pressapoco [sic] intatto» e che «l’aviazione alleata ha accuratamente evitato di arrecare danni in questa zona riuscendo pienamente nel suo scopo». Si precisa inoltre che la notizia della distruzione delle Due torri è priva di fondamento, mentre si riconoscono i gravi danni causati ad alcuni quartieri periferici dove si trovavano obiettivi militari (strade, ferrovie e industrie utilizzate dai tedeschi). Il P.W.B. pubblicava a Bologna dal 22 aprile anche il «Corriere dell’Emilia», che aveva sostituito «Il Resto del Carlino», dove vengono riportate le stesse frasi che si possono leggere su «Notizie nazioni unite» tendenti a minimizzare gli effetti dei bombardamenti subiti dalla città.
Se si confrontano gli articoli pubblicati dal P.W.B. con i contenuti dell’opuscolo della Repubblica Sociale Italiana Le pietre parleranno, dedicato ai monumenti cittadini colpiti dalle bombe dei “Liberatori”, si può avere una chiaro esempio di come questo tema rappresentasse un importante terreno di scontro propagandistico tra gli Alleati e il regime fascista di Salò.