cover of Le pitture di Bologna che nella pretesa, e rimostrata sin hora da altri maggiore antichità, & impareggiabile eccellenza nella pittura, con manifesta evidenza di fatto, rendono il passeggiere disingannato ed instrutto dell'Ascoso Accademico Gelato
Carlo Cesare Malvasia

Le pitture di Bologna che nella pretesa, e rimostrata sin hora da altri maggiore antichità, & impareggiabile eccellenza nella pittura, con manifesta evidenza di fatto, rendono il passeggiere disingannato ed instrutto dell'Ascoso Accademico Gelato

Bologna, Giacomo Monti, 1686
Placement: 18.m.VI.40
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Guido Zucchini, Catalogo critico delle Guide di Bologna, «L’Archiginnasio»,  XLVI-XLVII (1951-52), p. 135-168:

“Un elenco delle edizioni delle Pitture di Bologna del Malvasia è in un articolo di Carlo Pedretti relativo a una tavola del Boltraffio e comparso in «La Mercanzia» Bologna, 1951. L'autore, nato nel 1616 e morto nel 1693, poeta, pittore ed erudito, abbracciò la carriera ecclesiastica e si laureò in leggi e in teologia. L'opera sua più famosa fu Felsina pittrice, nella quale scrisse le vite dei pittori bolognesi con il precipuo scopo di dimostrare, in opposizione al Vasari, la priorità della scuola bolognese in confronto di quella toscana. Con lo stesso intento scrisse le Pitture di Bologna, ossia la guida della città. Premettendo la dedica dell'opera al pittore Le Brun, un sonetto in lode delle sue battaglie e una lunga e involuta dissertazione sull'arte pittorica di Bologna, dove trovandosi d'accordo con studiosi e critici d'oggigiorno, quali il Filippini e il Longhi specialmente per quanto riguarda i trecentisti, ribadisce che la pittura italiana rinacque negli antichi tempi «in Bologna non meno che altrove». Si comprende perciò come nel descrivere la città quartiere per quartiere si occupi prevalentemente di pitture, al punto da chiamare la gita attraverso la città una «Pittorica Visita». Anticipando il sistema di molte guide moderne, antepone alle opere ricercate da «virtuose curiosità e più raffinato gusto» un asterisco: l'indice dei pittori è schematico e senza indicazioni biografiche. L'opera, di mediocre veste tipografica, ebbe successo presso il pubblico e costituì il prototipo di molte guide successive.

Nella descrizione delle chiese l'autore ebbe cura di ricordare i patroni di ogni cappella: molte sono le antiche immagini dipinte su muro ricordate dal Malvasia: anche di quadri di proprietà privata è fatta menzione. La fatica del Malvasia, un po' immaginosa per quanto riguarda le pitture del Duecento e del Trecento, è invece di primaria importanza per quelle del Seicento.”

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