cover of Graticola di Bologna ossia descrizione delle pitture, sculture e architetture di detta città fatta l'anno 1560 del pittore Pietro Lamo ora per la prima volta data in luce con note illustrate
Pietro Lamo

Graticola di Bologna ossia descrizione delle pitture, sculture e architetture di detta città fatta l'anno 1560 del pittore Pietro Lamo ora per la prima volta data in luce con note illustrate

Bologna, Tip. Guidi all'Ancora, 1844
Placement: 17 ARTISTICA D.2.1
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Guido Zucchini, Catalogo critico delle Guide di Bologna, «L’Archiginnasio»,  XLVI-XLVII (1951-52), p. 135-168:

“Ho sempre creduto che sia stato Gaetano Giordani a curare la pubblicazione del ms. che alla fine del secolo XVIII era in mano a Carlo Bianconi e che nel 1911 fu acquistato dalla Biblioteca dell'Archiginnasio, ma la mia opinione è stata messa in dubbio dal dott. Ferdinando Rodriquez (La Graticola” di Pietro Lamo, «La Mercanzia», n. 6, 1951).
Il Lamo racconta che ad istanza di un messer Pastorino fu indotto a «fare una Graticola di Bologna per ritrovare ogni cosa ben compartita cioè i luoghi ove elleno sono, e li maestri che hanno operato, e quelli che hanno fatto operare, e le istorie di cui si tratta si nelle pitture, come nelle sculture e riguardanti anche le architetture». Girolamo Bianconi nella sua Guida cit. fa l'ipotesi che questo Pastorino sia lo scultore Michele da Siena ricordato dallo Zani e dal Milanesi. La città è descritta quartiere per quartiere e l'itinerario ha inizio da Porta Maggiore. Vari sono i giudizi assennati su opere di stili diversi, come per la chiesa dei Servi «di bona architettura secondo l'ordine tedesco», per il portico di S. Bartolomeo con bassorilievi «molto lodabile», per la cappella Garganelli in S. Pietro con affreschi «opera molto notabille», per la chiesa di S. Francesco «tuto de una pasta e finito secondo l'ordine de l'architatura todesca». Parlando della statua di Giulio II modellata da Michelangelo e posta sulla facciata di S. Petronio, e ricordando come fosse «gitato a tera e disfata», non può trattenere il grido «o che gran pechato fu!». Nel citare la pala dei Dalle Masegne in S. Francesco, la dice «diligentemente fata et hornata di bella architatura todescha»: giudizio non comune in un momento di disprezzo per lo stile gotico e per i suoi tabernacoli e tabernacolini, che facevano andare in bestia il Vasari. Le notizie più preziose della Graticola sono quelle che riguardano opere e artisti contemporanei al Lamo, quali i palazzi Vizzani ora Sanguinetti, Bolognetti ora Rambaldi, Albergati, Dal Monte ora Calzani, Bentivoglio, Malvezzi, Fantuzzi ecc. e gli architetti Peruzzi, Formigine, Triachini ecc. Di alcuni oggetti d'arte solo  in questa guida è rimasta memoria: dove è ora l' «opereta di tera cota» di mano di Donatello con i quattro Evangelisti e altre figure, che egli vide in un altare del jubé di S. Francesco? Le quattro figure «a fresco belle per quella maniera» (cioè per il gusto antico) dipinte da Giotto in una volta del castello di Galliera furono distrutte nella riedificazione di porta Galliera compiuta nel sec. XVII? Per una critica più profonda sul valore storiografico dell'opera del Lamo rimando allo studio del Buscaroli comparso nell'«Archiginnasio» del 1937.”