Philip Gosse, Histoire de la piraterie (1933)
La Trilogia dei pirati viene pubblicata fra il 2008 e il 2012. In quegli stessi anni Valerio Evangelisti scrive una breve introduzione a una nuova edizione di Storia della pirateria di Philip Gosse (Odoya, 2010) in cui, nel giro di poche pagine, offre una sua visione di cosa sia stata la pirateria - nello specifico quella caraibibica di fine '600 - e di come sia stata interpretata in alcune opere storigrafiche più o meno recenti. La stessa visione che si ritrova nei romanzi, poco incline al romanticismo e a sostenere l'idea che le "repubbliche dei pirati" fossero «il regno dell'utopia, o addirittura della rivoluzione sessuale» (p. 7). Evangelisti definisce queste come «pure sciocchezze» e sottolinea che invece l'opera di Gosse «evita le secche dell'idealizzazione a oltranza e [...] riconduce il fenomeno piratesco alla sfera che gli compete: il banditismo» (p. 8). Nella visione di Evangelisti, che si compone nell’intero sistema narrativo da lui organizzato negli anni, i pirati sono coloro che anticipano la «"barbarie del capitalismo"». I pirati sono i pionieri della futura società capitalista, sostenitori di un unico valore: arraffare ricchezze a più non posso, senza regole e senza remore (si veda: A Sebastiani, Nicolas Eymerich. Il lettore e l'immaginario in Valerio Evangelisti, Bologna, Odoya, 2018, in particolare il primo capitolo dal titolo One Big Novel: risolvere l'enigma).
In questa pagina e in quelle successive presentiamo alcune pagine di una edizione francese del libro di Gosse del 1933.
Philip Gosse, Histoire de la piraterie, Paris, Payot, 1933.
Collocazione: 4. R. V. 48
Philip Gosse, Histoire de la piraterie (1933)
Mappa della zona di attività dei Fratelli della costa.
Philip Gosse, Histoire de la piraterie, Paris, Payot, 1933.
Collocazione: 4. R. V. 48
Philip Gosse, Histoire de la piraterie (1933)
La mappa riporta il viaggio di John Cox, che i pirati di Evangelisti incontrano in una taverna di Port Royal nei capitoli 40 e 41 di Veracruz.
Philip Gosse, Histoire de la piraterie, Paris, Payot, 1933.
Collocazione: 4. R. V. 48
Mappa delle isole dell'America Centrale (1662)
L'Atlas maior di Joan Blaeu è forse il più importante atlante redatto nel XVII secolo. Viene ultimato nel 1665, quindi pochi anni prima delle avventure narrate da Evangelisti nella Trilogia dei Pirati. Consta di 11 volumi. L'ultimo, da cui è tratta questa mappa, è dedicata all'America.
Nella mappa (qui visibile a una migliore definizione) abbiamo segnato i luoghi che danno il titolo ai tre romanzi di Evangelisti:
1) Il luogo in cui sorge Veracruz
2) La piccola isola di Tortuga, nelle vicinanze della ben più ampia Hispaniola
3) La zona in cui sorge Cartagena.
Joan Blaeu, America, quae est Geographiae Blauianae pars quinta, Amsterdam, Ioan Blaeu, 1662.
Collocazione: 18. D. I. 19
Isole nelle piagge della Nuova Spagna da Cartagena sino a S. Gio. d'Ulua (1696)
Ancora due mappe dei luoghi della Trilogia, tratte dall’Isolario dell’Atlante Veneto di Vincenzo Coronelli, con un focus particolare su Cartagena. Sulla presa di Cartagena si veda il paragrafo che le dedica Anna Franchi nel secondo volume della sua Storia della pirateria nel mondo, in cui compare uno dei personaggi di Evangelisti, il sedicente medico Ravenau de Lussan.
Interessante anche il testo di queste due pagine, in cui viene data attenzione all’isoletta di San Juan de Ulúa, che è anche il nome della “fortezza di corallo” nella quale, in Veracruz, i gesuiti tengono prigioniera la sorella del cavaliere De Grammont, Clara, in quanto ugonotta.
Vincenzo Coronelli, Isolario, descrittione geografico-historica, sacro-profana, antico-moderna, politica, naturale, e poetica. Mari, golfi, seni, piagge, porti, barche, pesche, promontorj, monti, boschi, fiumi ... ed ogni piu esatta notitia di tutte l'isole coll'osservationi degli scogli sirti, scagni, e secche del globo terracqueo, [Venezia], a spese dell’autore, 1696.
Collocazione: 18. MM. I. 2
Antonio de Solis, Istoria della conquista del Messico (1715)
Uno dei grandi temi che percorrono la Trilogia dei pirati è quello del rapporto tra le varie culture che si incontrano e si scontrano nel Nuovo Mondo, in particolare del trattamento riservato dagli europei ai nativi delle zone conquistate e agli schiavi di colore fatti arrivare dall’Africa. Nell’opera di cui vediamo le prime pagine (vedi anche immagine successiva) viene ripercorsa la conquista del Messico, in particolare i primi anni di cui è protagonista Hernán Cortés. L’autore è Antonio de Solís y Rivadeneyra, che ha scritto numerose opere teatrali, divenne segretario di stato e personale di Filippo IV e ricevette l’incarico ufficiale di cronista delle Indie. La prima edizione dell’opera viene pubblicata in Spagna nel 1686.
Antonio de Solís y Rivadeneira, Istoria della conquista del Messico della popolazione, e de' progressi nell'America settentrionale conosciuta sotto nome di Nuova Spagna, Venezia, Andrea Poletti, 1715.
Collocazione: SORBELLI A. 31
Antonio de Solis, Istoria della conquista del Messico (1715)
Antonio de Solís y Rivadeneira, Istoria della conquista del Messico della popolazione, e de' progressi nell'America settentrionale conosciuta sotto nome di Nuova Spagna, Venezia, Andrea Poletti, 1715.
Collocazione: SORBELLI A. 31
Ritratto di Hernán Cortés
Il più famoso fra i conquistatori del Messico, più volte evocato nei romanzi di Evangelisti.
Ferdinando Cortés. Cavato da un Originale fatto innanzi ch’ei si portasse alla conquista del Messico, appresso il Gatti.
Collocazione: GDS. Collezione dei Ritratti, cart. 16, fasc. 81, n. 2
Ferdinando Cortés e Cristoforo Colombo (1817)
Ancora Cortés, ritratto questa volta con Cristoforo Colombo (il “primo” dei conquistadores?) in un’acquaforte del 1817 (dimensioni 165x102 mm). Da notare che la mano del primo poggia sulla parte del globo in cui viene rappresentato il Messico.
Ferdinando Cortes ; Cristoforo Colombo, disegno di Pietro Fancelli, incisione di Giulio Tomba, [Bologna, Tipografia Arcivescovile, 1817].
Collocazione: GDS. AA. VV. Cart. XXXVI 045
Ritratti di Cristobal de Olid e Pedro de Alvarado
Cristobal de Olid e Pedro de Alvarado, conquistadores del Messico, sono ritratti in questa acquaforte del XIX secolo, di un incisore non identificato. Il foglio che contiene il ritratto misura 100x149 mm.
Conquistatori del Messico : Olid ; Alvarado, [Italia, s.n., 18..].
Collocazione: GDS. Collezione dei Ritratti, cart. 2, fasc. 81, n. 2
Bartolomé de las Casas, Il supplice schiavo indiano (1636)
Dopo i conquistadores nelle colonie spagnole arrivano i religiosi, incaricati di convertire le popolazioni locali. Uno dei più famosi è Bartolomé de las Casas, più volte evocato da Evangelisti. Un dialogo fra Rogério e il “cinico” Ravenau de Lussan che si tiene alla fine dal capitolo 18 di Tortuga, e che qui riportiamo, chiarifica sia la visione che l’autore ha delle idee diffuse dagli scritti del vescovo spagnolo - ed egoisticamente messe in atto da esponenti di varie culture e religioni - sia il modo in cui interpreta l’operato dei pirati caraibici:
«Fu Rogério, ansimante per il calore e così sudato da essere zuppo, il primo a riprendere la parola. “Trovo disgustoso il commercio degli schiavi che si fa a Curaçao. Ho visto in vendita bimbi di pochi mesi”. “Ringraziate il vescovo Bartolomé de las Casas e gli umanitari come lui”. “Cosa c’entra De las Casas?” protestò Rogerio, indignato. “È stato il primo a denunciare i supplizi inflitti agli indigeni americani!”. “Sì, ma è stato anche il primo a proporre, in alternativa al commercio degli indigeni, l’importazione di negri dall’Africa. Il Vaticano e i regni d’Europa l’hanno preso in parola, e hanno legittimato il commercio di carne nera. I musulmani procurano la merce sulle coste dell’Africa, qui gli ebrei la mettono all’incanto. Cristiani vari benedicono il traffico. Sapete qual è la forza dei pirati?”. “No”, rispose Rogério. “Evitare queste ipocrisie. Vogliamo denaro, fuori da ogni regola. Arraffiamo di tutto e vendiamo di tutto, uomini inclusi. Noi siamo il futuro e nessuno ci fermerà”».
In questa immagine e in quelle successive presentiamo due delle opere più famose del vescovo spagnolo.
Bartolomé de las Casas, Il supplice schiavo indiano, Venezia, Marco Ginammi, 1636.
Collocazione: 9. Letteratura spagnola. Opere originali. Caps. 1, n. 1
Bartolomé de las Casas, Il supplice schiavo indiano (1636)
Bartolomé de las Casas, Il supplice schiavo indiano, Venezia, Marco Ginammi, 1636.
Collocazione: 9. Letteratura spagnola. Opere originali. Caps. 1, n. 1
Bartolomé de las Casas, Istoria o breuissima relatione della distruttione dell'Indie Occidentali (1626)
Bartolomé de las Casas, Istoria o Brevissima relatione della distruttione dell'Indie Occidentali, Venezia, Marco Ginammi, 1626.Collocazione: 32. C. 107
Presa di due capitane e di due padrone turchesche
Evangelisti sottolinea un aspetto spesso trascurato, cioè che le imprese piratesche sono legate in maniera molto stretta alle vicende politiche e militari europee. Inoltre gran parte dei pirati sono stati costretti a fuggire dall’Europa, dopo avere servito e guerreggiato negli eserciti e nelle flotte militari dei propri paesi d’origine. Levert, personaggio che compare nei primi due romanzi della trilogia, all’inizio del capitolo 27 di Tortuga racconta che - prima di diventare sicario a pagamento e poi pirata - è stato rematore su una galera francese, teoricamente “volontario” ma in realtà costretto con l’imbroglio a firmare un contratto d’ingaggio. Incatenato ai banchi dei rematori, insieme a delinquenti comuni, è destinato a morire in combattimento senza potersi difendere. Solo per caso e per abilità Levert riesce a evadere da quella prigionia. Nel combattimento finale di Tortuga, quando la nave di De Grammont si trova circondata dalla flotta francese, la prima nave contro cui il capitano decide di lanciarsi è proprio una galera, perchè tutti sanno che è «mossa da schiavi, pronti a lasciare i remi e spaventati a morte» (cap. 47).
Nell’immagine si vede un conflitto fra navi cristiane e turche, tutte azionate da remi. Un interessante racconto delle modalità con cui le flotte venivano allestite e gli equipaggi reclutati viene fatto dallo storico Alessandro Barbero in un intervento tenuto al Festival della mente di Sarzana del 2009. Barbero si riferisce in particolare alle flotte impegnate nella battaglia di Lepanto del 1571, ma un secolo dopo molte cose rimanevano uguali.
Fulvio Fontana, I pregi della Toscana nell’imprese più segnalate de’ Cavalieri di Santo Stefano, Firenze, Pier Mattia Miccioni e Michele Nestenus, 1701.Collocazione: 10. r. II. 18
Nave di CIV Cannoni
La sezione di una nave dotata di ben 104 cannoni, che possono essere visti all’interno dello scafo, riporta alla mente un altro episodio di Tortuga. All’inizio del capitolo 33 Rogério de Campos, con l’aiuto di Levert e di Bamba, sale di nascosto sul vascello francese Gloire du Lys per sabotarlo in modo che salpando rimanga danneggiato e non possa seguire la flotta pirata. L’impresa riesce proprio perchè Rogério scioglie i cannoni, normalmente ben legati. Al momento della partenza del vascello i cannoni iniziano a muoversi e col loro peso sfondano le pareti dello scafo che non riesce quindi a prendere il largo.
Vincenzo Coronelli, Isolario, descrittione geografico-historica, sacro-profana, antico-moderna, politica, naturale, e poetica. Mari, golfi, seni, piagge, porti, barche, pesche, promontorj, monti, boschi, fiumi ... ed ogni piu esatta notitia di tutte l'isole coll'osservationi degli scogli sirti, scagni, e secche del globo terracqueo, [Venezia], a spese dell’autore, 1696.
Collocazione: 18. MM. I. 2
Encyclopédie. Marine, planche I : Vaisseau de guerre (1772)
Alcune splendide tavole tratte dall’Encyclopedie che illustrano la complessità di un vascello, sia esternamente che all’interno dello scafo. Una delle componenti più affascinanti dei romanzi di Evangelisti è proprio la capacità di raccontare la vita dei pirati sulle navi e il loro rapporto con la navigazione e il mare. Quasi tutti i pirati non sapevano nuotare e detestavano mangiare pesce. Tutti amavano approdare nelle città amiche per divertirsi e sperperare le ricchezze predate, ma dopo poco avvertivano l’urgenza di tornare a navigare, nonostante la durezza e la fatica della vita sulle navi.
L‘Encyclopedie offre anche una legenda delle diverse parti dei vascelli rappresentati in questa immagine e nella successiva. Dimensioni della tavola rappresentata: 550x410 mm
Planches pour l’Encyclopédie ou pour le Dictionaire raisonné des sciences des arts libéraux, et des arts méchaniques avec leur explication. Tome 7: Marine, Lucca, Vincenzo Giuntini, 1772.
Collocazione: 16. m. I. 34
Encyclopédie. Marine, planche I : Vaisseau de premier rang (1772)
Dimensioni della tavola rappresentata: 560x410 mm
Planches pour l’Encyclopédie ou pour le Dictionaire raisonné des sciences des arts libéraux, et des arts méchaniques avec leur explication. Tome 7: Marine, Lucca, Vincenzo Giuntini, 1772.
Collocazione: 16. m. I. 34
Encyclopedie. Marine, planche IV Coupe d'un vaisseau et coupe d'une galere (1772)
Dimensioni della tavola rappresentata: 1000x410 mm
Planches pour l’Encyclopédie ou pour le Dictionaire raisonné des sciences des arts libéraux, et des arts méchaniques avec leur explication. Tome 7: Marine, Lucca, Vincenzo Giuntini, 1772.
Collocazione: 16. m. I. 34
Encyclopédie. Marine, planche XVII : Pavillons (1772)
I pirati avevano a bordo una scorta di bandiere, da inalberare nelle diverse occasioni in base alle imbarcazioni con cui si incontravano in mare, per trarle in inganno o per farsi riconoscere. La tavola mostra alcune delle bandiere utilizzate in mare dalle imbarcazioni dei vari paesi, di cui viene fornita una legenda.
Planches pour l’Encyclopédie ou pour le Dictionaire raisonné des sciences des arts libéraux, et des arts méchaniques avec leur explication. Tome 7: Marine, Lucca, Vincenzo Giuntini, 1772.
Collocazione: 16. m. I. 34
Encyclopédie. Marine, suite de planche XX : Pavillon des corsaires (1772)
Fra le tante bandiere spunta un pavillon des corsaires. Probabilmente questa è una bandiera inalberata da corsari barbareschi, trovandosi insieme ad altre bandiere di stati musulmani, ma vi si può riconoscere il teschio con le ossa incrociate che decora anche la Joulie Rouge (o Jolly Roger che dir si voglia) dei pirati caraibici.
Planches pour l’Encyclopédie ou pour le Dictionaire raisonné des sciences des arts libéraux, et des arts méchaniques avec leur explication. Tome 7: Marine, Lucca, Vincenzo Giuntini, 1772.
Collocazione: 16. m. I. 34
Il cavaliere De Grammont
Uno dei grandi protagonisti della trilogia, capitano del Le Hardi, ammiraglio della flotta dei pirati: il cavaliere Michel De Grammont.
La tavola è tratta dal secondo volume di Storia della pirateria nel mondo di Anna Franchi, in cui sono presenti molte illustrazioni di cui però spesso non è citata la fonte primaria.
Anna Franchi, Storia della pirateria nel mondo. Vol. 2, Milano, Ceschina, 1952.
Collocazione: 13. C. V. 50
Alexandre Olivier Exquemelin, The buccaneers of America (1969)
Il medico Alexandre Olivier Exquemelin (nei romanzi di Evangelisti Exquemeling) scrisse e pubblicò (in olandese) nel 1678 un’opera fondamentale per la storia dei pirati, di cui egli era testimone, dal titolo De Americaensche Zee-Roovers. Nel capitolo 34 di Tortuga, che si svolge nel 1685, Rogério vede sul tavolo del dottore «una risma irregolare di fogli già scritti». Lo stesso dottore spiega di cosa si tratta: «In Europa ho già fatto dare alle stampe una mia prima versione della storia della Filibusta. La sto aggiornando con la spedizione in corso. Comunque vada a Campeche sarà una fase decisiva».
Il testo verrà nei secoli più volte ripubblicato, tradotto in numerose lingue, riadattato e “saccheggiato” dagli storici della pirateria caraibica. In questa immagine ne vediamo una versione economica tradotta in inglese e pubblicata nel 1969.
Alexandre Olivier Exquemelin, The buccaneers of America, Harmondsworth, Penguin, 1969.
Collocazione: TRANCHINI A. 36
Alexander Olivier Exquemelin, Tra i pirati dei Caraibi (1996)
In questa immagine e in quelle successive vediamo copertina, frontespizio e alcune tavole di una edizione per ragazzi dell’opera di Exquemelin. Interessante notare che il libro si trova collocato in una collana dal titolo Testimoni oculari, a rafforzare il fatto che si tratta di un racconto scritto da chi ha vissuto in prima persona molti degli eventi raccontati.
Alexander Olivier Exquemelin, Tra i pirati dei Caraibi, Torino, SEI, [1996].
Collocazione: 35. RD. 1817
Alexander Olivier Exquemelin, Tra i pirati dei Caraibi (1996)
Alexander Olivier Exquemelin, Tra i pirati dei Caraibi, Torino, SEI, [1996].
Collocazione: 35. RD. 1817
Alexander Olivier Exquemelin, Tra i pirati dei Caraibi (1996)
Alexander Olivier Exquemelin, Tra i pirati dei Caraibi, Torino, SEI, [1996].
Collocazione: 35. RD. 1817
Alexander Olivier Exquemelin, Tra i pirati dei Caraibi (1996)
Alexander Olivier Exquemelin, Tra i pirati dei Caraibi, Torino, SEI, [1996].
Collocazione: 35. RD. 1817
Risarcimento per mutilazioni
In Tortuga il protagonista Rogério de Campos si fa appositamente tagliare un braccio da un compagno per fingere di essere rimasto mutilato in battaglia. La mutilazione gli permette infatti di rivendicare una ricompensa (non sveliamo quale per chi non avesse letto il romanzo...). Il contratto d’ingaggio che i Fratelli della Costa firmavano prima di partire per una delle loro scorribande, il cosiddetto Chasse-Partie, prevedeva infatti ricompense ben precise per chi perdesse una parte del corpo. L’entità di questo “premio” era proporzionata all’importanza della mutilazione subita. La pagina, tratta dall’opera di Philip Gosse, riporta una tabella che riassume la corrispondenza mutilazione-ricompensa.
Philip Gosse, Histoire de la piraterie, Paris, Payot, 1933.
Collocazione: 4. R. V. 48
Alfred Sternbeck, Histoire des flibustiers et des boucaniers (1931)
Filibusters and buccaneers di Alfred Sternbeck è un’altra opera di grande importanza per la storia dei filibustieri (ripubblicata nel 2017 da Odoya con il titolo Storia dei filibustieri e un nuovo corredo iconografico). Presentiamo qui copertina e frontespizio di una edizione francese del 1931, in cui buona parte delle illustrazioni sono tratte da De Americaensche Zee-Rovers di Exquemelin.
Alfred Sternbeck, Histoire des flibustiers et des boucaniers, Paris, Payot, 1931.
Collocazione: 4. R. V. 11
W. Adolphe Roberts, Morgan. Amiral des boucaniers (1934)
Un altro grande pirata evocato nelle pagine di Evangelisti, Henry Morgan, che fu anche governatore della Giamaica. L’opera originale di Walter Adolphe Roberts, Sir Henry Morgan, Buccaneer and Governor, è qui tradotta in francese nella stessa collana, la Bibliothèque historique dell’editore Payot, a cui appartengono alcuni dei libri citati in precedenza.
W. Adolphe Roberts, Morgan. Amiral des boucaniers, Paris, Payot, 1934.
Collocazione: 4. R. IV. 42
Renato Giani, Filibustieri, corsari, pirati. I fratelli della Costa (1962)
Ancora qualche immagine tratta questa volta da un libro che nasce in Italia e viene pubblicato in una collana economica, a testimonianza dell’interesse che i pirati - anzi, i Fratelli della Costa, come titola il libro e come amavano definirsi i pirati caraibici - suscita a livello popolare.
Renato Giani, Filibustieri, corsari, pirati. I fratelli della Costa, Bologna, Cappelli, 1962.
Collocazione: CONT. 362 066
Renato Giani, Filibustieri, corsari, pirati. I fratelli della costa (1962)
Renato Giani, Filibustieri, corsari, pirati. I fratelli della Costa, Bologna, Cappelli, 1962.
Collocazione: CONT. 362 066
Renato Giani, Filibustieri, corsari, pirati. I fratelli della costa (1962)
Renato Giani, Filibustieri, corsari, pirati. I fratelli della Costa, Bologna, Cappelli, 1962.
Collocazione: CONT. 362 066
Renato Giani, Filibustieri, corsari, pirati. I fratelli della costa (1962)
Renato Giani, Filibustieri, corsari, pirati. I fratelli della Costa, Bologna, Cappelli, 1962.
Collocazione: CONT. 362 066
Alberto Guglielmotti, La guerra dei pirati e la Marina Pontificia dal 1500 al 1560 (1876)
«Scrivere una storia della pirateria dalle sue prime origini sarebbe impresa impossibile». Con questa frase Philip Gosse inizia la Premessa alla sua Storia della pirateria. Evitiamo quindi di correre acque così pericolose, ma ci sembra utile ampliare lo sguardo ad altre forme di “pirateria” che per secoli hanno colpito anche i lidi a noi più vicini. Il grande spauracchio delle coste italiane e mediterranee in generale sono i “corsari barbareschi”, contro i quali si combatte per questioni economiche e insieme religiose. In questa immagine e in quella successiva presentiamo il proemio di un’opera del padre Alberto Guglielmotti, che si inserisce in un ampio corpus di testi dell’autore che ricostruiscono la storia generale della Marina Pontificia. Nei due volumi di quest’opera Guglielmotti concentra la propria attenzione sui primi 60 anni del Cinquecento, raccontando come «tutto il corpo dei nostri marini nella difesa della civiltà e della religione dispiegano e mantengono costante e principale l’assunto di reprimere gli attentati della grande pirateria musulmana».
Alberto Guglielmotti, La guerra dei pirati e la Marina Pontificia dal 1500 al 1560, Firenze, successori Le Monnier, 1876.
Collocazione: 8. uu. IV. 30-31
Alberto Guglielmotti, La guerra dei pirati e la Marina Pontificia dal 1500 al 1560 (1876)
Alberto Guglielmotti, La guerra dei pirati e la Marina Pontificia dal 1500 al 1560, Firenze, successori Le Monnier, 1876.
Collocazione: 8. uu. IV. 30-31
Jacques Philippe Laugier de Tassy, Histoire des états barbaresques qui exercent la piraterie (1757)
Lo spauracchio della pirateria barbaresca viene evocato anche dal titolo di quest’opera francese in due volumi, il cui autore ha però un atteggiamento completamente opposto rispetto a quello di Guglielmotti visto nelle immagini precedenti, come testimoniato dalla prefazione che apre il primo volume (si vedano in particolare le pp. IV-VII). Jacques Philippe Laugier de Tassy - diplomatico francese a lungo vissuto ad Algeri (sul reame algerino si concentra buona parte di quest’opera) - invita infatti gli europei a non credersi superiori alle popolazioni degli “états barbaresques” e a guardare con curiosità alle differenze culturali, per superare i pregiudizi.
Jacques Philippe Laugier de Tassy, Histoire des états barbaresques qui exercent la piraterie, Paris, Chaubert et Hérissant, 1757.
Collocazione: 5. u. IV. 6-7
I Barbarossa
Fra i più famosi corsari barbareschi ci furono quattro fratelli: Ishak, Elias, Aruj e Hizir (o Khayr al-Dīn). Gli ultimi due, come informa il frontespizio nell’immagine, dopo essere stati pirati furono anche Dey (cioè governatori) di Algeri. Aruj, chiamato in turco Oruç Reis, divenne noto come Baba Aruj o Baba Oruç, da cui per corruzione il soprannome Barbarossa, esteso poi anche al fratello minore Hizir nel folklore occidentale. Nell’opera di cui presentiamo il frontespizio, in cui vengono immaginati dialoghi fra personaggi importanti che si incontrano dopo la morte, i due pirati dialogano con Kunz von Kauffungen, che nel 1455 per questioni di denaro rapì i figli di Federico II di Sassonia. Aruj (qui Haruc) Barbarossa identifica come un pirata il tedesco, che si offende. Inizia così una discussione sulla pirateria e sull’essere pirata.
Anche in Storia della pirateria nel mondo di Anna Franchi si trovano due illustrazioni che rappresentano due dei fratelli Barbarossa (vol. 2, tavv. I e II).
Lorenzo Ignazio Thjulén, Dialogo decimosesto fra Kuntz von Kaufung il rapitore dei principi di Sassonia ed i due famosi pirati e poscia Dey d'Algeri Haruc, e Heiradin Barbarossa, Bologna, Tipografia arcivescovile, 1817.
Collocazione: 8. AA. I. 14
Wood e Salinas, Dago e Barbarossa
Una curiosità: Khayr al-Dīn Barbarossa è personaggio importante del fumetto Dago, inventato da Robin Wood e creato graficamente da Alberto Salinas. Il giovane Cesare Renzi, allontanato da Venezia con l’inganno e costretto alla schiavitù, avrà in Barbarossa, governatore di Algeri, prima un padrone poi un alleato.
Robin Wood, Alberto Salinas, Dago. Lo schiavo di Venezia, Roma, Eura, 1988.
Collocazione: Biblioteca Oriano Tassinari Clò, FUMETTO WOOD DAG
Riscatto dalla schiavitù di Giovanni Seguassi, cittadino bolognese (1735)
La storia di Dago citata nell’immagine precedente è stata la storia di tanti cristiani che si sono ritrovati schiavi in paesi musulmani, spesso catturati in seguito a conflitti navali (così come naturalmente vale il discorso contrario...). Questa sorte è toccata anche a numerosi cittadini bolognesi, che per vari motivi si trovavano arruolati nelle flotte degli stati europei. A Bologna era l’Arciconfraternità di Santa Maria della Neve che si occupava di gestire il riscatto di questi schiavi. Per molti di questi cittadini riscattati e rientrati in Italia, veniva stampato un opuscolo in cui venivano ricapitolate sia le operazioni che avevano portato al riscatto, sia le peripezie in seguito alle quali il cittadino si era ritrovato in schivitù.
Particolarmente interessante e rocambolesca è la storia di Giovanni Seguassi, riscattato nel 1734 dopo una schivitù di soli due anni, però molto movimentati e tormentati. Catturato dopo un conflitto navale - essendo lui bombardiere su una nave spagnola - Seguassi rifiutò di rinnegare la fede cristiana, finì in catene e rischiò di morire arso vivo nell’incendio di una nave. Subì diverse violenze ed ebbe molte avventure: ancora una volta il resoconto storico gareggia con le avventure da romanzo.
Rinnegati e ubriachi
La didascalia della tavola sulla destra, tratta dal già citato Venezia e i corsari di Alberto Tenenti, ricorda un aspetto importante: molti dei pirati barbareschi erano “rinnegati”, cioè cristiani che avevano rinnegato la loro fede (volontariamente, per costrizione, per convenienza...). Alcuni erano schiavi, come Dago (vedi immagine precedente), molti no.
Tenenti prende l’illustrazione, come informa la stessa didascalia, da un libro di Nicolas Nicolay, Le navigationi et viaggi nella Turchia, in cui però (immagine a sinistra) i personaggi sono identificati semplicemente come Li Ebbriachi (Les Yurongnes nell’originale, indicazione che rimane in Tenenti). Nicolay descrive così questa immagine (p. 173 della traduzione italiana citata sotto):
Parimente ui hò messo il ritratto di trè Cinciglioni liquali doppo l’essersi bene imbriacati, con quella lor beuanda che chiamano Sorbetto, ouero doppo di hauere mangiato quella loro polue d’Apione, uanno per la città urlando come cani: & all’hora guai à Christiani che riscontrano per camino, perche portano gran pericolo di rileuare buone bastonate.
Quindi tre ubriachi turchi, pericolosi per i cristiani, diventano, qualche secolo dopo, tre rinnegati rappresentati delle ciurme corsare musulmane. Forse uno slittamento dovuto al fatto che spesso chi reclutava marinai o corsari approfittava dell’ubriachezza dei futuri navigatori per fare firmare contratti d’ingaggio decisamente poco vantaggiosi. Molti si ritrovavano così imbarcati con l’inganno, facilitato dalla mancanza di lucidità indotta dall’alcol.
Nicolas Nicolay, Le navigationi et viaggi nella Turchia, Anversa, François Flory, 1576.
Collocazione: 18*. I. III. 24
Alberto tenenti, Venezia e i corsari. 1580-1615, Bari, Laterza, 1961.
Collocazione: 2. g. 564
Giovanni Antonio Cavazzi, Istorica descrizione de' tre' regni Congo, Matamba, et Angola (1687)
Non solo il Mediterraneo ma anche altri mari su cui affaccia l’Africa sono “territorio” di “corsari mori”. Si veda questo resoconto di un viaggio per mare di alcuni religiosi cattolici in acque africane (l’approdo finale è comunque ancora una volta Algeri): fra tempeste e assalti di corsari, sembra esserci davvero poca differenza fra romanzi e resoconti storici.
Giovanni Antonio Cavazzi, Istorica descrizione de' tre' regni Congo, Matamba, et Angola situati nell'Etiopia inferiore occidentale e delle missioni apostoliche esercitateui da religiosi Capuccini, Bologna, Giacomo Monti, 1687.
Collocazione: SORBELLI A. 65
Minuccio Minucci, Historia degli Uscochi (1606)
Quella degli Uscocchi fu una «comunità in cui tutti partecipavano all'industria della pirateria, ognuno ne divideva i benefici» (Alberto Tenenti, Venezia e i corsari. 1580-1615, Bari, Laterza, 1961, p. 21). Uomini e donne, giovani e anziani, ognuno aveva un ruolo in questo gruppo che non superò mai le 1.000 unità - con continui nuovi arrivi a sostituire i "caduti" - e che aveva base a Segna (Senj), oggi in Croazia. Dal 1540 e per circa un secolo gli Uscocchi intrapresero una "guerra di corsa" che si inserì nei complicati rapporti economici e politici esistenti fra il Papato, l'Impero Austriaco e, soprattutto, Venezia e l'Impero Ottomano, minacciando continuamente ogni spedizione mercantile nelle acque dell'Adriatico, su entrambe le coste. Inizialmente mossi (anche) da motivi religiosi - gli Uscocchi erano cattolici e si sentivano come "crociati" quando assalivano navi turche - il loro operato divenne sempre di più quello di predoni del mare, capaci di accumulare grandi ricchezze e di lasciarle intatte o sperperarle in un brevissimo lasso di tempo (vi ricorda qualcosa?).
Minuccio Minucci, Historia degli Uscochi [...]. Co i progressi di quella gente sino all'anno 1602, [s.n., s.l., 160?].
Collocazione: 5. Storia profana. Nazioni varie d'Europa. Caps N 2, n. 31
Nello stesso volume si trova anche:
Ragioni della Repubblica Venetiana contro Uscochi, Dalmazagho [i.e. Venezia], Antonio Boron, 1617.
Collocazione: 5. Storia profana. Nazioni varie d’Europa. Caps. N 2, n. 31 op. 2
L'opera di Minucci è stata poi continuata da Paolo Sarpi:
Minuccio Minucci, Paolo Sarpi, Historia degli Vscochi [...]. Co i progressi di quella gente sino all'anno 1602. e continuata dal p.m. Paolo dell'Ordine de' Serui [...] sino all'anno 1616, Venezia, Roberto Meietti, 1676.
Collocazione: RABBI D. 5 / 5
Alex Raymond, Jim contro Cho-Fang. Il pirata giallo della jungla (1935)
Una breve escursione nel mondo dei fumetti per parlare della pirateria dell’estremo Oriente.
In questo racconto (pubblicato in Italia nel 1935 e di cui presentiamo un’immagine tratta da una riproduzione facsimilare degli anni ‘70) Jim della giungla - eroe creato dal grande fumettista americano Alex Raymond (in originale Jungle Jim) - incontra e combatte contro Cho-Fang, definito fin dal titolo “pirata giallo”. Evidente la connotazione negativa del personaggio, a cui contribuisce proprio l’indicazione del colore della pelle - che lo identifica come “diverso” fin dall’inizio - e la caratterizzazione fisica del pirata, che riprende gli stereotipi razziali e razzisti diffusi dalla rappresentazione di quello che nell’immaginario popolare era il “nemico giallo” per eccellenza, il dottor Fu-Manchu creato da Sax Rohmer.
Alex Raymond, Jim contro Cho-Fang. Il pirata giallo della jungla, [Firenze, Nerbini, 197.].
Collocazione: 35. F. 230
Giove Toppi, La regina dei pirati
La regina dei pirati è una serie a fumetti sceneggiata e disegnata da Giove Toppi, primo disegnatore del «Topolino» italiano e uno dei primi a pubblicare su «L’Avventuroso». In questa serie la Regina comanda una ciurma di pirati dai tratti orientaleggianti (e che comprende cinesi, malesi, ecc.) e, dopo un passato criminoso, si redime grazie all’amore. Questa avventura, che può essere letta interamente, compare in appendice a un fascicolo dedicato a Cino e Franco (personaggi di Lyman Young, in originale Tim Tyler’s luck).
Lyman Young, Il falso stregone. Grande avventura di Cino e Franco, Firenze, Nerbini, 1936. In appendice: La regina dei pirati di Giove Toppi.
Collocazione: NOCERA L 505
James Elton, L'astronave corsara
Se i pirati sono, in molte rappresentazioni, i “diversi”, i reietti della società, non possono mancare in questa carrellata i corsari che vengono dallo spazio (e in tempi di boom editoriale dei manga non possiamo non citare il tenebroso e affascinante Capitan Harlock). L’astronave corsara (The Quest of the Seeker, 1958)è un romanzo di James Elton (pseudonimo di W.H. Fear), pubblicato in Italia nel 1960 accompagnato da illustrazioni a colori di Renato Silvi e in bianco e nero di Roberto Molino. Ne presentiamo alcune nelle prossime immagini. Una curiosità: la collana in cui il romanzo viene pubblicato si intitola I libri del Duemila, con un rimando a una data che allora era un futuro fantascientifico ed oggi vediamo come preistoria tecnologica.
James Elton, L’astronave corsara, Milano, AMZ, 1960.
Collocazione: 35. RC. 2022
James Elton, L'astronave corsara
James Elton, L’astronave corsara, Milano, AMZ, 1960.
Collocazione: 35. RC. 2022
James Elton, L'astronave corsara
James Elton, L’astronave corsara, Milano, AMZ, 1960.
Collocazione: 35. RC. 2022
Pirati "gialli" e pirati alieni
Chiudiamo notando come pirati “gialli” e pirati alieni vengano rappresentati con fattezze fisiche assolutamente simili. L’altro, che venga dalla Cina o da un altro pianeta, ha sempre fatto paura.