Album "La stagione del pipistrello": immagini e documenti
La terza gallery del progetto Ombre sotto i portici è dedicata a La stagione del pipistrello, al momento l’ultimo romanzo uscito con protagonista Sarti Antonio, pubblicato nel 2022 dall’editore Mondadori.
L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce a questa edizione.
La stagione del pipistrello può essere classificato all’interno del genere distopico: dal punto di vista temporale è collocato in un anno imprecisato del futuro prossimo e senza dubbio il mondo raccontato nelle sue pagine è tutt’altro che migliorato rispetto al presente. Il passaggio di una pandemia - “la stagione del pipistrello” è proprio il modo in cui viene identificato nel romanzo il periodo funestato dall’emergenza sanitaria - ha lasciato conseguenze anche peggiori di quelle che stiamo vivendo nella realtà del nostro presente. Macchiavelli in moltissimi suoi romanzi ha lamentato che «Bologna non è più quella di una volta». In questo romanzo l’affermazione va presa alla lettera: la Bologna raccontata è veramente qualcosa che ancora non possiamo conoscere, ma che potrebbe essere il nostro futuro.
I documenti presentati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Come sempre ricordiamo che per rimanere aggiornati sull’attività di Macchiavelli e ricostruire la sua lunga carriera di romanziere si può consultare il sito a lui dedicato.
Via Begatto
Della via Begatto Macchiavelli dà una breve descrizione, topografica ed etimologica, in quanto vi si svolge una importante scena del romanzo. I protagonisti risalgono «il vicolo senza accorgersi di essere immersi nella storia» (p. 261), ma il narratore ha invece piena coscienza di dove si trova e del significato che questa zona ha nella topografia storica della città e, come spesso accade in questo più ancora che in altri romanzi di Macchiavelli, si prende il suo tempo per un inciso:
«Il capo non risponde. Si alza e prende vicolo Begatto.
È uno dei più antichi e suggestivi vicoli del centro storico, a cominciare dall’origine del toponimo, che deriverebbe dal suo snodarsi a lombrico, bigàt in dialetto, da San Vitale a Strada Maggiore. Qui si trova il portico più basso della città e lungo lo sviluppo del lombrico si fondono armoniosamente povere abitazioni con nobili e ricchi palazzi. Entrambe le tipologie vengono dai secoli andati. Un palazzo, in particolare, arriva dalla fine del Quattrocento e ancora mostra orgogliosamente la sua spledida struttura di legno nel porticato e nei piani superiori. Un’intelaiatura di enormi travature che oggi sarebbero l’orgoglio di qualsiasi carpentiere» (p. 260-261).
L’immagine che presentiamo (e che qui potete vedere a una migliore risoluzione) è lo schizzo che Guidicini disegnò di via Begatto (o Begato, o Bigado, come lui la chiama in diversi punti dei suoi scritti). Qui potete invece leggere la descrizione che ne dà nel primo volume delle sue Cose notabili. Il manoscritto originale dell’opera infatti riportava anche gli schizzi topografici, di mano dell’autore stesso, utilizzati come guida per la stesura del testo. Il figlio Ferdinando non li pubblicò quando diede alle stampe l’opera e nemmeno lo fece Luigi Breventani nel suo Supplemento alle Cose notabili di Bologna e alla Miscellanea storico-patria di Giuseppe Guidicini (testo del 1908, indispensabile per una più agile consultazione dei cinque volumi di Guidicini). Gli schizzi sono stati pubblicati solamente nel 2000 - a cura di Mario Fanti, ex bibliotecario dell’Archiginnasio - e offrono un ulteriore e utilissimo approfondimento alla comprensione del lavoro di Guidicini.
La via Begatto è solo un esempio scelto fra i tanti su cui avremmo potuto soffermarci. Sarebbe un esercizio curioso e interessante estrapolare dal romanzo (e da altri di Macchiavelli) le numerose digressioni storico-topografiche per andarle a comparare con le pagine ottocentesche delle Cose notabili.
Gli schizzi topografici originali di Giuseppe Guidicini per le Cose notabili della città di Bologna, a cura di Mario Fanti, Bologna, A. Forni, 2000.