Album "La stagione del pipistrello": immagini e documenti
La terza gallery del progetto Ombre sotto i portici è dedicata a La stagione del pipistrello, al momento l’ultimo romanzo uscito con protagonista Sarti Antonio, pubblicato nel 2022 dall’editore Mondadori.
L’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce a questa edizione.
La stagione del pipistrello può essere classificato all’interno del genere distopico: dal punto di vista temporale è collocato in un anno imprecisato del futuro prossimo e senza dubbio il mondo raccontato nelle sue pagine è tutt’altro che migliorato rispetto al presente. Il passaggio di una pandemia - “la stagione del pipistrello” è proprio il modo in cui viene identificato nel romanzo il periodo funestato dall’emergenza sanitaria - ha lasciato conseguenze anche peggiori di quelle che stiamo vivendo nella realtà del nostro presente. Macchiavelli in moltissimi suoi romanzi ha lamentato che «Bologna non è più quella di una volta». In questo romanzo l’affermazione va presa alla lettera: la Bologna raccontata è veramente qualcosa che ancora non possiamo conoscere, ma che potrebbe essere il nostro futuro.
I documenti presentati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Come sempre ricordiamo che per rimanere aggiornati sull’attività di Macchiavelli e ricostruire la sua lunga carriera di romanziere si può consultare il sito a lui dedicato.
Bando e prohibitione del molestare, ouero fare ingiuria agli Hebrei - Sisto V, 3 novembre 1588
In diversi punti Macchiavelli ribadisce il concetto che stiamo seguendo nel ripercorrere il romanzo:
«Per conoscere la storia meno nota di una città, quella che non si trova nei libri dei saggi che la scrivono, si dovrebbe frugare nella vita passata delle sue strade e dei suoi palazzi» (p. 156).
Uno dei pezzi di città che raccontano questa storia nascosta è il ghetto ebraico di Bologna, su cui lo scrittore si sofferma nelle pagine succesive alla frase citata. Lo stesso Sarti vive in una delle stradine del ghetto.
La storia degli ebrei bolognesi è fatta anche dal loro forzato entrare e uscire dalla città. Macchiavelli cita in particolare il bando che qui vediamo, datato 3 novembre 1588, esempio non frequente di un momento in cui il papa, nello specifico Sisto V, aveva dimostrato quella Christiana pietas che lo stesso pontefice aveva posto all’inizio di un bolla emanata due anni prima in cui riammetteva la popolazione giudaica all’interno delle città e permetteva loro di vivere al dfi fuori del ghetto. Ma, aggiunge poco dopo lo scrittore, «qualche anno dopo, in spregio degli accordi e anche se la firma sul bando era di un papa, gli Hebrei furono di nuovo cacciati in massa dalla città» (p. 161).
Tutto il Cinquecento è punteggiato da bolle papali che si occupano di stabilire se gli ebrei possano vivere in città e in quale parte di essa. Elenchiamo le più importanti:
- Cum nimis absurdum - Bolla di Paolo IV, 14 luglio 1555: oltre a sancire l’obbligo per gli ebrei di portare un segno distintivo, stabilisce che nelle città debbano essere costruiti appositi ghetti entro i quali essi possono vivere. Porta alla nascita fra gli altri del ghetto di Roma.
- Hebraeorum gens - Bolla di Pio V, 26 febbraio 1569: dopo che Pio IV, successore di Paolo IV, aveva cercato di mitigare l’asprezza del suo predecessore - e suo nemico - verso gli ebrei, Pio V riprende la persecuzione antigiudaica, decretando con questa bolla la loro espulsione da tutte le città dello Stato Pontificio, esclusi quelli che vivono nei ghetti di Roma e Ancona.
- Christiana pietas - Bolla di Sisto V, 22 ottobre 1586: l’abbiamo citata sopra, non solo gli ebrei vengono riammessi in città ma non sono neanche più costretti a vivere nei ghetti.
- Caeca et obdurata - Bolla di Clemente VIII, 25 febbraio 1593: il triste epilogo della politica antiebraica dei papi del XVI secolo riporta la situazione alla bolla di Pio V del 1569, gli ebrei vengono cacciati dalle città dello Stato, ad esclusione di quelli che vivono nei ghetti di Roma e Ancona.
Sulla situazione degli ebrei bolognesi nel Cinquecento si veda Verso l'epilogo di una convivenza. Gli ebrei a Bologna nel XVI secolo, a cura di Maria Giuseppina Muzzarelli.
Le bolle citate sono tratte dal Magnum bullarium Romanum, a beato Leone Magno usque ad S.D.N. Benedictum 13.
Bando e prohibitione del molestare, ouero fare ingiuria agli Hebrei, Bologna, 3 novembre 1588.
Collocaizone: Bandi Merlani, II, c. 70