Album "Il nome della rosa"
In questa gallery raccogliamo documenti di varia natura che illustrano la genesi e la successiva vita editoriale del romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco, che fanno riferimento agli eventi e ai temi trattati nell’opera o che possono avere fornito una base informativa per l’autore. Riguardo a questo punto dobbiamo mettere le mani avanti (come non abbiamo mai fatto per gli altri libri letti dal Gruppo di lettura) per denunciare fin da ora che in alcune occasioni - sempre dichiarate - ci siamo divertiti ad azzardare e a proporre ipotesi che non hanno nessuna pretesa di essere dimostrate o dimostrabili. Ma se si fa una rassegna anche minima dei numerosi saggi o articoli dedicati al romanzo ci si accorge che gli stessi critici di professione hanno spesso azzardato e suggerito ipotesi poco fondate sulle fonti di Eco, tanto che lui stesso - lo vedremo - ha in alcuni casi dovuto stupirsi di quanto leggeva e, se lo riteneva necessario, rettificare. Dunque questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione del testo letterario (quando abbiamo presentato un’interpretazione critica è perché altri l’avevano già proposta e ci sembrava utile discuterne). Questo è il resoconto di un’esperienza di lettura, che si prende la libertà di azzardare un gioco - quello della ricerca di fonti, citazioni, allusioni - che è d’altra parte ben giustificato e anzi incoraggiato sia dall’Eco Autore Empirico che dall’Eco Autore Modello (riprendiamo una terminologia ben diffusa e presete in un saggio che incontreremo spesso, Interpretazione e sovrainterpretazione). Per noi bibliotecari-lettori un invito a nozze che non potevamo rifiutare.
Dove non diversamente specificato, l’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 1980. La paginazione è rimasta inalterata nelle numerose ristampe Bompiani che non facciano parte di una specifica collana, comprese quelle a cui sono state aggiunte le Postille a Il nome della rosa (nella gallery forniremo maggiori informazioni sulla vita editoriale del testo).
I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
Bernardo Gui, inquisitore tolosano
Della carriera dell’inquisitore Gui abbiamo una testimonianza importante. Nel 1692 infatti Philippus van Limborch pubblica in appendice alla propria Historia inquisitionis il Liber sententiarum inquisitionis Tholosanae ab anno Christi 1307 ad annum 1323. Il periodo indicato è proprio quello in cui Bernardo tenne la carica di inquisitore della città di Tolosa (con un intervallo fra il 1316 e il 1319). Il suo nome latinizzato, Bernardus Guidonis, compare nella prima pagina del Liber sententiarum appena citato. L’opera di inquisitore di Gui si conclude proprio nel 1323. Da quel momento ottiene diverse cariche come vescovo di alcune diocesi, fino alla morte avvenuta nel 1331.
La Tabella che in questa raccolta di sentenze funge da indice ci segnala che dei molti processi qui pubblicati uno solo fu intentato contro un Apostolico, Petrus Lucensis Hyspanus. Le pagine che trattano questo caso possono essere lette qui e sono state pubblicate anche nel tomo 9.5 dei Rerum Italicarum Scriptores curato da Arnaldo Segarizzi nel 1907 (p. 75-78, di questo volume parleremo nelle immagini successive). Questo processo ci offre l’occasione per introdurre una delle figure che, pur comparendo sulla scena solamente nei ricordi degli altri personaggi, stende la sua ombra sul romanzo di Eco: fra Dolcino, che della setta degli Apostolici fu la guida indiscussa, in vita ma anche dopo la morte sul rogo.
Philippus van Limborch, Historia inquisitionis. Cui subjungitur Liber sententiarum inquisitionis Tholosanæ ab anno Christi 1307 ad annum 1323, Amsterdam, apud Henricum Wetstenium, 1692.