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Album "Il cimitero di Praga"
In questa gallery raccogliamo documenti che illustrano la genesi e la vita editoriale del romanzo Il cimitero di Praga di Umberto Eco (2010), che fanno riferimento agli eventi e ai temi trattati nell’opera o che possono avere fornito una base informativa per l’autore. Questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione del testo letterario (quando abbiamo presentato un’interpretazione critica è perché altri l’avevano già proposta e ci sembrava utile discuterne). Ancor meno si vuole dare un giudizio sui tanti temi complicati e scomodi presenti nel romanzo, che meritano approfondimenti ben più avanzati.
Quello che qui proponiamo è il resoconto di un’esperienza di lettura e di ricerca nel patrimonio della nostra biblioteca (con alcune escursioni su altre raccolte documentarie) che non vuole essere esaustivo di tutte le opere citate nel romanzo. Anzi anche l’assenza dalla gallery di alcuni testi citati da Eco, dovuta spesso al fatto che quella specifica opera non è conservata in biblioteca, può avere un significato per opere che spesso hanno avuto una vita controversa, trattato temi spinosi e viaggiato sul confine fra falso, plagio, provocazione e inganno.
Dove non diversamente specificato, l’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 2010.
I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
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Maurice Joly, Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu
Dopo il libro di Barruel e i feuilletons, una delle fonti fondamentali nello sviluppo del falso complotto creato da Simonini è l’opera di Maurice Joly, che abbiamo già incontrato nella prigione di Sainte-Pélagie. Dialogue aux enfers entre Machiavel & Montesquieu esce nel 1864 e, come il libro di Barruel, viene pubblicato fuori dai confini francesi, a Bruxelles. Joly infatti nel romanzo si trova in carcere proprio perché scoperto «mentre introduceva in Francia copie di questo libro stampato all’estero e lo distribuiva clandestinamente» (p. 201). L’Archiginnasio possiede solamente questa recente traduzione dell’opera, il cui curatore infatti informa che il Dialogo era stato introdotto a Parigi «probabilmente dal Belgio mediante la fitta rete di colporteurs di cui si servivano gli attivi canali della stampa clandestina costretta a sfuggire alla censura napoleonica» (Renzo Repetti, Introduzione, p. 11-24: 11). La prima edizione, consultabile integralmente online, è presente in alcune biblioteche italiane: è quindi sopravvissuto alla censura e al sequestro, a causa del quale nel romanzo Simonini può affermare di possedere «una delle poche copie ancora in circolazione» (p. 210).
Che questo testo sia una fonte perfetta e adatta a ogni occasione per costruire fantasie di complotto lo si capisce fin dalla prima riga della Semplice avvertenza che Joly premette ai dialoghi: «Questo libro, per i suoi contenuti, può essere riferito a qualsiasi sistema politico» (Maurice Joly, Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu, p. 25).
Maurice Joly, Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu, Genova, ECIG, 1995.