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Album "Il cimitero di Praga"
In questa gallery raccogliamo documenti che illustrano la genesi e la vita editoriale del romanzo Il cimitero di Praga di Umberto Eco (2010), che fanno riferimento agli eventi e ai temi trattati nell’opera o che possono avere fornito una base informativa per l’autore. Questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione del testo letterario (quando abbiamo presentato un’interpretazione critica è perché altri l’avevano già proposta e ci sembrava utile discuterne). Ancor meno si vuole dare un giudizio sui tanti temi complicati e scomodi presenti nel romanzo, che meritano approfondimenti ben più avanzati.
Quello che qui proponiamo è il resoconto di un’esperienza di lettura e di ricerca nel patrimonio della nostra biblioteca (con alcune escursioni su altre raccolte documentarie) che non vuole essere esaustivo di tutte le opere citate nel romanzo. Anzi anche l’assenza dalla gallery di alcuni testi citati da Eco, dovuta spesso al fatto che quella specifica opera non è conservata in biblioteca, può avere un significato per opere che spesso hanno avuto una vita controversa, trattato temi spinosi e viaggiato sul confine fra falso, plagio, provocazione e inganno.
Dove non diversamente specificato, l’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 2010.
I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.
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Il feuilleton
Le «delizie del feuilleton» (p. 80) compaiono presto nel romanzo di Eco. I romanzi che escono a puntate sui periodici sono infatti la lettura preferita - e segreta, il nonno non li ama - di Simone Simonini, fin da ragazzo. La passione nasce su sollecitazione del padre che invece, da bravo carbonaro rivoluzionario, ama gli scrittori come Sue e Dumas, che «avevano denunciato i mali della società» ma a metà Ottocento rischiano di essere messi a tacere da una tassa sul feuilleton decisa dal governo (p. 97).
Eco mostra la nascita di una industria culturale che ha nelle pubblicazioni periodiche e nei romanzi a puntate un traino fondamentale, anche perché si tratta di un prodotto capace di adattarsi al mutamento dei gusti e della produzione editoriale. Quando si iniziano a pubblicare le puntate dei romanzi sui quotidiani - e quindi necessariamente queste si abbreviano - il guadagno economico non diminuisce perché, per esempio, le pagine uscite durante la settimana possono «essere ripubblicat[e] su giornali domenicali» (Angela Bianchini, La luce a gas e il feuilleton: due invenzioni dell’Ottocento, p. 192).
Si vedano per esempio i volumi pubblicati dal 1841 al 1843 col significativo titolo L’Écho des feuilletons. La prefazione spiega che nel volume del 1841 i lettori potranno trovare racconti, articoli, testi di cronaca già comparsi sui periodici, che questi sono già stati ripubblicati nelle 12 dispense annuali dell’Écho e che ora quella stesse dispense vengono raccolte in volume. Si aggiunga, lo si può leggere nella prefazione all’Écho del 1843, che anche le incisioni che accompagnano il testo (di cui qui vediamo un esempio collocato nell’antiporta del primo volume) possono essere acquistate in una serie separata.
Testi e immagini quindi vengono sfruttati più di una volta, in varie forme, per approfittare fino in fondo del loro potenziale economico. Lo stesso protagonista del romanzo di Eco, quando nella seconda parte inizia la collaborazione con Léo Taxil, mette in piedi una vera e propria fabbrica di bestsellers.
L'Écho des feuilletons. Recueil de nouvelles, contes, légendes, anecdotes, épisodes, etc. Extraits de la presse contemporaine, 3 vol., Parigi, chez les editeurs, 1841-1843.