Edina Altara
(Sassari, 9 luglio 1898 – Lanusei, 11 aprile 1983)
Artista poliedrica e autodidatta, fu pittrice, illustratrice, stilista, designer e ceramista. Nasce a Sassari da una famiglia borghese e sin da bambina mostra una propensione per il disegno e l’uso dei colori; sviluppa in modo autonomo un notevole senso estetico e una spiccata manualità nell’arte del ritaglio, prediligendo, come materiali, tessuti, carte colorate, frammenti di vetro con i quali compone scene e figure. Esordisce giovanissima, a soli diciassette anni, come ideatrice di una serie di giocattoli di cartoncino.
Nel 1917 inizia a collaborare con la rivista «Bollettino Bibliotechine Rurali» di Paola Lombroso Carrara, per la quale crea una trentina di cartoline con giocattoli da ritagliare, guadagnandosi il nomignolo di Edina forbicicchia. Sempre nel 1917 il Re Vittorio Emanuele II acquista una sua opera presentata alla mostra della Società degli Amici dell'Arte di Torino; l’opera creata con la tecnica del collage è nota con il titolo Jesus salvadelu e oggi è esposta al Palazzo del Quirinale.
Nel 1918 si trasferisce a Casale Monferrato e inizia a collaborare con diverse riviste. Nel 1920 inizia la sua avventura come illustratrice sulle pagine del «Giornalino della Domenica» di Vamba. Illustra una trentina di libri per l’infanzia, spesso firmati in coppia con il marito, l’illustratore torinese Victor Max Ninon, ovvero Vittorio Accornero de Testa, conosciuto proprio nella redazione del giornalino di Vamba. Il matrimonio con Ninon dura dal 1922 al 1934, anni in cui prende vita una prolifica collaborazione; la coppia firma con lo pseudonimo Edina e Ninon una serie di illustrazioni, gadget pubblicitari e numerosi lavori di art déco, tra i quali la brochure di prima classe e i menù di bordo del transatlantico Rex.
Negli anni Trenta affianca alle sue numerose attività anche la collaborazione con l’industria della ceramica, per la quale propone soprattutto disegni che diventano oggetti di ceramica prodotti dalla ditta sassarese Margelli, che ne affida la realizzazione alla Manifattura Ceramiche Faentine di Minardi.
Nel 1934, subito dopo la separazione, apre un suo atelier frequentato per lo più da una clientela sarda a Milano, un vero e proprio modello di imprenditoria femminile postbellico. L'impresa ha purtroppo vita breve perché è costretta chiudere a causa del nuovo imminente conflitto bellico. Come stilista Edina collabora con diverse riviste. Nel 1941 inizia a lavorare per la rivista femminile «Bellezza», curata da Giò Ponti; questa collaborazione apre a Edina le porte per una nuova avventura, quella dell'arredamento e del design, tanto che negli anni Cinquanta ottiene l’incarico di allestire gli interni di cinque transatlantici: Andrea Doria, Conte Grande, Conte Biancamano, Oceania e Africa. Negli ultimi anni di vita lavora soprattutto su commissione. Muore nella sua terra d’origine, a Lanusei, nel 1983.
Bibliografia e sitografia:
- Elisa Albano, Un'artista sarda: Edina Altara, «La donna», 20 febbraio 1922, p. 24-25.
- Gli annitrenta. Arte e cultura in Italia, Milano, Comune di Milano, Ripartizione cultura e spettacolo, Mazzotta, 1982.
- Edina Altara, in Enciclopedia delle donne, https://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/edina-altara
- Edina Altara. Pittrice, illustratrice, creatrice di moda, http://www.edinaaltara.it/
- Raffaello Giolli, Il pupo fiorito e il tedesco simbolico, «Pagine d’Arte», IV, 30 dicembre 1916, p. 157-160.
- Idem, Una presentazione: Edina Altara, «Pagine d’Arte», V, maggio 1917, p. 99-102.
- Rosa Menni, Giocattoli italiani, «Emporium», n. 272, agosto 1917, p. 88, 91.
- Paola Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana. Libri e periodici a figura dal XV al XX secolo, Bologna, Zanichelli, 1988.
- Vittorio Pica, Tre giovani artisti della Sardegna, «Emporium», n. 271, luglio 1917, p. 3-17 (ripubblicato in volume: Vittorio Pica, Tre giovani artisti della Sardegna. Giuseppe Biasi, Raoul de Chareun, Edina Altara. (1917), Firenze, Nardini, 2023).
- Zia Mariù (Paola Lombroso Carrara), Edina Altara, «Bollettino Bibliotechine Rurali», 15 luglio-15 agosto 1917, p. VII.