copertina di Le pitture di Bologna che nella pretesa, e rimostrata sin'hora da altri maggiore antichità,  e impareggiabile eccellenza nella pittura, con manifesta evidenza di fatto, rendono il passeggiere disingannato ed instrutto dell'Ascoso Accademico Gelato...
Carlo Cesare Malvasia

Le pitture di Bologna che nella pretesa, e rimostrata sin'hora da altri maggiore antichità, e impareggiabile eccellenza nella pittura, con manifesta evidenza di fatto, rendono il passeggiere disingannato ed instrutto dell'Ascoso Accademico Gelato...

Bologna, Giuseppe Longhi, 1732
Collocazione: 17.R.IX.4
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Guido Zucchini, Catalogo critico delle Guide di Bologna, «L’Archiginnasio»,  XLVI-XLVII (1951-52), p. 135-168:

“Anche di questa edizione curò la stampa Giampietro Zanotti. L’ opera s'inizia con la dedica dello stampatore agli Accademici Clementini: poi segue una lunga lettera dello Zanotti allo stampatore, dove sono esposti alcuni concetti che, secondo il Bianconi «non dovrebbero uscir mai dalla mente di alcuno». In realtà alcune proposizioni hanno un notevole interesse. Pur riconoscendo giusta la tesi del Malvasia, sì da ristampare anche in questa edizione il suo famoso discorso, lo Zanotti con la scoperta del polittico di Giotto, che era nella sagrestia di Santa Maria degli Angeli, colse in errore il Malvasia stesso che aveva affermato non potersi trovare in Bologna un tratto di pennello di Giotto. Eleva poi fiere proteste sulla distruzione di antichi monumenti e nell'acconciamento di altri all'uso moderno, con la conseguenza di guastare e perdere antiche pitture di grande pregio. La moda, «che cotidianamente tiranneggia l'arbitrio degli uomini... ha preso imperio ancora sulle arti nostre e moltissimi induce a fabbricare e dipingere a suo piacere» con la conseguenza di produrre cose contrarie all'arte e guastare le antiche. Valga il favore per l'arte cinese (le chinoiseries) di cui lo Zanotti prevede l'invasione oltre che negli appartamenti anche nelle chiese sì da aspettarsi presto «le immagini sante alla cinese dipinte». Lamenta inoltre «la vaghezza di render luminose e gioconde» le chiese; uso moderno atto «più che a produr cose degne, a guastar le degnissime». L'osservazione è acuta: veramente il desiderio di luce e l'orrore per quel tanto di misterioso che circolava nelle antiche oscure chiese hanno distrutto grande numero di opere d'arte. Lo Zanotti è mosso da indulgenza per quelli che vendevano quadri onde ricavarne denaro, tanto più che le opere uscite dal nostro paese arrecavano a questo molta gloria: ma vuole che gli antichi edifici mantengano la loro bellezza e perfezione. Perciò loda chi presiedeva al nuovo Istituto delle Scienze giacchè nel compiere il palazzo iniziato dal Tibaldi si procedeva «col medesimo ordine antico», mentre altri «avrebbero ogni cosa deformata, e ridotta allo stile d'oggidì, per vaghezza d'ingrandire, e nobilitar porte, e fenestre, e ammodernare camini e cose altre sì fatte». Furono conservati e ripuliti i vetri e le pitture del Tibaldi in S. Petronio: un grande portico incompiuto del Bramante, non so se in Bologna, fu terminato secondo il disegno originale. Loda i Padri Filippini, che, dovendo atterrare un muro, sul quale Lodovico Carracci aveva dipinto a fresco un Ecce homo «non badarono a spesa, nè a fatica» per trasportarlo sulla porta di una nuova fabbrica. Loda anche i Padri Domenicani che salvarono altri affreschi di Lodovico durante la sistemazione della chiesa diretta dal Dotti. Le aggiunte o correzioni dello Zanotti furono questa volta incorporate nel testo del Malvasia senza distinzione di caratteri, in modo da sembrare di una stessa mano anche per lo stile. L'indice degli artisti è schematico.”

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