copertina di Guida illustrata della Esposizione emiliana. 1888

Guida illustrata della Esposizione emiliana. 1888

Bologna, Zanichelli, 1888
Collocazione: 17.R.IX.50
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2. ed. con aggiunte e correzioni

Altro esemplare online: 17.R.IX.51

Guido Zucchini, Catalogo critico delle Guide di Bologna, «L’Archiginnasio»,  XLVI-XLVII (1951-52), p. 135-168:

“Pur essendo questa edizione in generale una guida dell'Esposizione, le prime pagine con l'indicazione al forestiere dei principali monumenti costituiscono una piccola guida della città. Non ne conosco l'autore, il quale dimostra discreta conoscenza della materia e alterna giusti apprezzamenti ad osservazioni singolari. Nel descrivere le porte dell'ultima cinta trova in quella di S. Isaia uno stile evidentemente barocco e critica il brutto restauro fatto dal Municipio a quella di S. Mamolo. La porta di S. Stefano dell'Antolini (1843) è secondo l'A. di uno stile classico un po' troppo aggraziato e minuto tuttavia pregevole e quelle di S. Donato e della Mascarella senza bellezza di architettura. Per la prima volta viene data la notizia dell'asportazione (1888) della brutta cancellata e delle quattro fontanelle (messe attorno alla fontana del Nettuno nel 1603). Nella cappella di S. Sebastiano in S. Petronio gli stalli con intarsi pregevolissimi sono attribuiti a Giacomo da Cesena: doveva dire a Giacomo da Crema. Si loda il restauro esterno della chiesa dei SS. Vitale e Agricola fatto dall'arch. Faccioli con molto amore d'arte e di storia: così come si lodano altri restauri del Faccioli (palazzo Comunale e chiesa di S. Stefano). Del palazzo dei Notai se ne chiede vivamente il restauro: del palazzo dei Banchi si ricorda il restauro della facciata, alla quale era stata tolta la tinta che vi avevano disteso gli anni e il carattere pittoresco che appunto le veniva dagli ornati logori e diroccati. Si vede che al nostro autore piacevano i restauri, ma nello stesso tempo gli piacevano anche le ferite del tempo, che in genere sono quelle che si cerca di guarire con i restauri. Anche la facciata della Madonna di Galliera aveva preso per lui un colorito ed un carattere pittoresco inimitabili. Curiosa è l'osservazione relativa al palazzo Aldrovandi di via Galliera del più schietto barocco dove l'odio per la linea retta è singolarmente manifesto.”