Guida di Bologna
Guido Zucchini, Catalogo critico delle Guide di Bologna, «L’Archiginnasio», XLVI-XLVII (1951-52), p. 135-168:
“Ecco le principali modificazioni fatte dall'autore alla prima edizione. Maggiore sviluppo alla storia della fontana del Nettuno e alle pitture murali del S. Petronio; alla descrizione della cappella del Santo in S. Domenico, del Santuario Stefaniano, delle Due Torri. Completamente nuova la parte che riguarda la Pinacoteca. Notevole il contributo portato dal Ricci alla conoscenza della antica pittura bolognese, che in questi ultimi anni è stata messa in nuova luce e riconosciuta molto più importante di quanto i critici d'arte, con a capo il Venturi, abbiano creduto. Emesso il giudizio che il Francia deriva da Lorenzo Costa e che il quadro più celebre della Pinacoteca è la S. Cecilia di Raffaello, il Ricci esamina con cautela il movimento caraccesco, ma non ha parole per i grandi frescanti del '600 e del '700 e per le dinastie dei prospettici e per la fiorentissima scuola dei prospettivisti-rovinisti del secolo XVIII. Gli affreschi della cappella di S. Cecilia, restaurati allora da pochi anni, sono studiati con attenzione: nuove osservazioni stilistiche sono fatte per gli affreschi di Mezzaratta. Alcune pagine riguardano la necropoli umbra trovata nel recinto della Certosa. Frutto del tempo è il giudizio sulla Loggia degli Agricoltori costruita in ferro e vetro nel 1883 nel Cortile dei Semplici nel palazzo del Comune dove l'A. trova che « poche rimembranze di gotico inglese non tolgono modernità all'architettura». Errata l'affermazione che il Cristo morto nel gruppo delle Marie della Vita sia posteriore a Nicolò dall'Arca: il nome dello scultore si legge proprio nel cuscino, su cui G. C. poggia il capo. Parlando degli stemmi sparsi nel cortile, nelle loggie e nelle sale dell'Archiginnasio e che costituiscono una delle più singolari attrattive del luogo, il Ricci spezza una lancia in favore dell'araldica, che «vive oggi a soddisfare le teste piccine e la gente rifatta», ma che nel passato «ha suggerito all'artista eleganti e originali bellezze». Fa un lungo discorso per attribuire la Mercanzia a Fieravante Fieravanti, architetto del cortile del palazzo del Comune, credendo che l'elegante edificio gotico fosse fatto costruire dai Mercanti nel 1439. Non erano ancora noti i documenti pubblicati dall'Orioli, secondo i quali la Mercanzia sorse nel 1384-1391 ad opera di Antonio di Vincenzo e di Lorenzo da Bagnomarino. La guida si chiude con l'indice degli artisti senza indicazioni biografiche.”